Trieste andata e ritorno

Il sostegno a Linea d’Ombra, organizzazione di volontariato che a Trieste ogni giorno si prende cura dei numerosi migranti che escono dalla stazione dei treni, inizia da parte di Ape Brescia con una serata di raccolta indumenti, materiale sanitario e per l’igiene personale al Centro Sociale Magazzino 47.

Il racconto di Francesco

La campagna coperte termiche va a gonfie vele: ogni metallina “salvavita” acquistata permette di finanziarne due da donare a Linea d’Ombra, e la “quota” di 150 coperte assegnata recentemente ad Ape Brescia è già quasi esaurita!
Nel giro di poche decine di minuti diventa chiaro che un’automobile non sarà sufficiente per consegnare gli scatoloni di vestiti pesanti che si accumulano sulla porta d’ingresso: mentre le torte salate e gli altri stuzzichini vengono sistemati all’interno del salone, recuperiamo anche il furgone che avevamo “prenotato” e che speravamo di usare alla luce del successo della campagna. In serata, saranno almeno venti i cartoni accatastati – senza contare quelli che decidiamo di non portare con noi perché poco adatti alle condizioni di chi arriva in Italia. Scarpe da donna, indumenti troppo piccoli o troppo leggeri vengono gentilmente rifiutati o destinati ad altre raccolte – a Trieste ci han chiesto principalmente taglie M, da uomo, indumenti pesanti.

La raccolta si interseca con il mercato biologico settimanale del centro sociale, e offre la possibilità di raccontare le prossime gite apeine, il senso del nostro andare insieme in montagna, reclutare nuove iscrizioni alla nostra mailing list e allacciare i rapporti con tutte le persone che “ah sì APE… certo sento sempre delle gite alla Radio (Onda d’Urto) e prima o poi parteciperò”.

L’APEritivo a sottoscrizione viene introdotto dall’apeina Cami e dal “veterano” dei Balcani Agostino, che ci raccontano con dovizia di particolari, immagini e filmati il recente viaggio di un gruppo di rappresentanti delle amministrazioni locali e associazioni bresciane sulla rotta balcanica. La fine dei distanziamenti permette a un’ottantina di persone di assistere alla presentazione e poi di abbuffarsi in socialità. In tarda serata, tutto viene lavato e il centro sociale risplende pronto ad accogliere una nuova raccolta fondi per un progetto di Emergency dedicato a un giovane compagno due giorni dopo. La nostra cassetta per le donazioni a Linea d’Ombra è soddisfacentemente ricca!

Sabato la sveglia per me e Bendi non è troppo presto, l’appuntamento a Trieste è attorno alle 17, ma l’autostrada ci accoglie con cantieri che capiamo essere legati all’odiata Tav e questo innervosisce molto più dell’inevitabile rallentamento fino a Desenzano. Una birra in riva al mare appena arrivati a Trieste fa passare qualsiasi stanchezza dovuta alla guida e ci ricorda che essere apeinə, in fondo, non significa farsi affascinare solo dalle vette.

L’incontro con Gian Andrea è emozionante: la forza umile di chi quotidianamente – da anni – si mette al servizio di chiunque arrivi dal lungo viaggio e abbia bisogno di qualcosa si percepisce al primo sguardo. Ci muoviamo verso la stanza messa a disposizione per Linea d’Ombra dentro la sede di Rifondazione Comunista, scarichiamo la gran parte degli scatoloni che poi verranno disposti ordinatamente sulle scaffalature dedicate. Alle 17 siamo in piazza, davanti alla stazione, ed è come ci avevano raccontato.

A decine i ragazzi arrivano e si dispongono tra panchine e giardinetti. Chi ha bisogno viene curato. I piedi, le mani, i segni di un lungo viaggio. La pazienza di Lorena e delle altre volontarie. Arrivano i sacchetti con il cibo per sopravvivere alla serata, distribuiti in pochi istanti. I ragazzi si avvicinano e iniziano a chiedere scarpe, bisogna valutare chi ne ha più bisogno e chi invece può proseguire ancora un pezzo di strada con quelle che indossa, per non lasciare senza quelli che arriveranno domani o tra un mese e potrebbero averne ancora più bisogno.

Un ragazzo afghano mi racconta il suo viaggio, iniziato sei mesi fa in Afghanistan, attraverso Pakistan, Iran, Turchia, Bulgaria, Serbia, Bosnia, Croazia, Slovenia. E’ stato picchiato e arrestato in Turchia, riuscito a fuggire, nuovamente picchiato in Bulgaria. Ora è qua, e vorrebbe proseguire: fino in Germania, questo è il suo desiderio, a raggiungere i suoi conoscenti e la rete d’appoggio. A Trieste il senso della parola migranti sembra proprio essere questo: non immigrati o immigrate, a definire una volontà di costruire qualcosa di stabile in un luogo, come molto spesso abbiamo invece incontrato nelle lotte bresciane fin dagli anni ’90 del secolo scorso. Migranti perché in movimento verso un progetto di vita altrove, che nonostante la repressione incontrata va avanti.

Per noi apeini invece il viaggio è rapido, la tappa è breve. Si riparte poco dopo le 18, per partecipare a una camminata in pianura il giorno dopo e una nuova presentazione dell’APE Brescia e del progetto “coperte solidali” nella bassa: e alla fine sì, dobbiamo proprio fare un altro ordine di metalline perché le abbiamo già finite!

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Sempre più in alto
per una nuova umanità!

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