Tripudio di colori in Val Ventina!
Se facessi una classifica delle gite ape più belle quella di sabato in Valmalenco sarebbe sicuramente sul podio: la meraviglia dei boschi di larici in autunno è difficile da riportare a parole. Una distesa di giallo dorato scalfita dai primi raggi di sole ci ha accolti a Chiareggio dove abbiamo lasciato le macchine e dopo la mia ennesima colazione della mattina con una crostata superba, abbiamo iniziato al nostra escursione.
Dal parcheggio si segue il fiume verso valle fino al ponte per poi risalire lo stesso fiume verso monte in una continua sorpresa di quanto la natura possa essere tanto meravigliosa. La voglia di fare una foto ad ogni curva senza mai riuscire a catturare la reale magia del paesaggio fatto di giallo, verde, azzurro e marrone talmente saturi da fare quasi male agli occhi il tutto reso ancora più abbagliante dal ghiaccio delle vette.
La prima parte del sentiero è una mulattiera molto dolce che porta al rifugio col tetto rosso “il Gerli e Porro”. Lì il buon Tino ci racconta che un compagno apeino ha lavorato in questa valle strutturando un sentiero glaciologico, quello che in parte percorreremo. Dal rifugio infatti iniziamo a camminare lungo la morena dove cartelli a partire dal 1895 raccontano la triste ritirata del ghiacciaio.
Risaliamo quindi per avvicinarci più possibile alla lingua di ghiaccio che ancora resiste allo scioglimento, il bosco di larici lascia sempre più il passo alla sassaia sulla quale nel giro di pochi minuti ci ritroviamo ad arrampicarci inventandoci il sentiero. Seguire i segni è complesso: di fronte il ghiacciaio che ci da la direzione ma intorno solo massi, sassi e sedimenti che creano la classica forma a U della valle.
Solo al ritorno ci accorgeremo di aver preso la via più difficile che ha messo a dura prova alcuni compagni ed esaltato altri. Alla fine tutti, aiutandoci gli uni con gli altri nel vero spirito dell’associazione, arriviamo alla meta prefissata e riusciamo a rilassarci mangiando il pasto portato negli zaini e a crogiolandoci al sole che ci riscalda le mani congelate lungo l’arrampicata.
Chi ancora non si sente soddisfatto della salita dopo il pranzo si inerpica ancora un po’ sui massi: il ghiaccio sempre più vicino emoziona e rattrista. Alla fine sassi che cadono dalle pareti della montagna con rimbombi e boati e il sole che inizia a calare ci convincono che è tempo di tornare al rifugio. Il ritorno si percorre con semplicità, la fatica della salita è ormai lontana ma ciò non ci frena dal fare merenda e bere una birretta al rifugio “Ventina” meno frequentato rispetto al primo ma caratteristico e accogliente.
Dopo un’altra oretta di camminata seguendo a ritroso il sentiero dell’andata torniamo alle macchine dove ci salutiamo dandoci appuntamento al grande evento del centenario apeino, a presto compagni!
Marta, per Ape Milano
Ecco le foto della gita di Marta, Vincenzo e Martino.
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