Tornando da Brescia dal campeggio dell’alveare apeino

Un breve racconto dell’esperienza di Ape Bologna in Valle Dorizzo al campeggio nazionale di Ape. Tornate in città abbiamo pensato per una settimana alle Alpi, al campeggio, al fiume, agli incontri…non potevamo non lasciare una traccia di come abbiamo vissuto quello splendido campeggio.

GIOVEDÌ, FUGA DALLA PIANURA

Ci rincorriamo lungo l’autostrada senza mai interrompere la comunicazione e nonostante l’invio di diverse posizioni su Google Maps dell’una o dell’altra macchina, nessun luogo ci sembra abbastanza adatto per consumare il desiderato panino. 

Da Bologna al punto di arrivo è tutto troppo caldo, trafficato, acusticamente inquinato e disagiato. Decidiamo, nonostante l’orario, di cenare una volta giunti a destinazione e cosi un po’ per la stanchezza, un po’ per la fame e sicuramente spinti dal forte desiderio di uscire dalla calura, risaliamo all’impazzata gli ultimi tornanti sopra il lago d’Idro immaginando lo splendore che si nasconde al di là del buio.

Siamo tante e tante devono ancora arrivare. L’alveare è una bella struttura in pietra e legno, alta, possente, comoda. Appena fuori, un pianerottolo di cemento che diventerà teatrino di avventure e racconti. Una scaletta conduce ad un avvallamento con una bella fontana capiente in pietra che conserva nelle sue acque gelide centinaia di birre e cocomeri. 

L’acqua è talmente fredda che è un misto di piacere e dolore immergervi il braccio per tirar fuori quella meravigliosa birretta ghiacciata.  

E’ un alveare diffuso il nostro…i furgoni sono sparsi qua e là in base alle pendenze, le tende ammucchiate una accanto all’altra nonostante un gigantesco pratone…Il fianco destro dell’alveare è abbracciato da un fiume di montagna che nello scorrere vigoroso emana un suono basso e profondo che non farà dormire quelle dal sonno più leggero.

VENERDI’: PRIMA USCITA

Al mattino gli scarponi sono ben allacciati, zaini perfettamente pronti, bacchette allungate a regola d’arte, ma a parte il nostro udito vigile, non siamo ancora del tutto sveglie. Con  l’orecchio teso, fuori e dentro la cucina, aspettiamo di sentire il gorgoglio del caffè che sale da quelle enormi moke capricciose. 

Caffè giù tutto d’un fiato tanto non sarà mai abbastanza, che iniziamo la risalita con destinazione laghi di Mignolo.
Percorriamo un sentiero antropizzato di terra battuta e ciottoli utilizzato dai taglialegna. Da entrambi i lati pile di tronchi sono accatastati con ordine ed emanano un profumo di legna fresca e resina. 

L’afa ci accompagna! Uomini e alberi sudano insieme chi dalle chiome chi dalle teste.Il cielo è un enorme coperchio bianco! Grondanti di sudore manteniamo il passo svelto e sicuro dirigendoci verso l’altopiano più ventilato e aperto.

I cani non si lasciano sfuggire neanche un rigagnolo d’acqua per dissetarsi. 

L’altopiano si apre davanti a noi e fa subito Heidi (la serie animata). Un urlo acuto spezza il silenzio. Pollon guardinga ne riconosce il verso, sono le sue nemiche marmotte con le quali ha un conto in sospeso dopo una battaglia che diventò leggenda, finita male… La fiera belva Pollon non si tiene, vuole combattere ancora ma le giovani marmotte rimangono a lei indifferente continuando a confezionare la cioccolata.

Superiamo il nemico e proseguiamo verso destinazione… é un percorso floreale, ovunque distese di Genzianella (Gentana Acaulis) Erica (Erica erbacea) di un bel colore rosa, Orchiedea macchiata ancora non fiorita (Orchis maculata), e poi ancora la Tossillagine alpina (Homogine alpinadetta detta anche fiore salva api), Mirtillo (Vacciniul myrtillus), Rododendro (Rhododendron), il Botton d’oro (Trollius Europaeus) e per non farci mancar nulla, la onnipresente Ortica. 

La cima è erbosa è soffice, i laghetti specchi d’acqua fredda e insieme ai panini divoriamo il paesaggio. Tempo di nutrirci e far la foto di gruppo che si riparte verso l’alveare. 

All’ultimo bivio ci separiamo, in molte si dirigono verso Bagolino dove si trova una lapide di partigiani, altre verso la pozza del fiume per farsi il bagno/doccia.

Il tempo di una birra, va be’ 2 birre e un vino e ci troviamo un po’ di api in cucina pronte a preparare una gustosissima cena.

La dicotomia verdure soffritte vs. verdure bollite mette in crisi l’alveare il quale nonostante le poche pentole, le poche usate come coperchi e fuochi debolucci, tira insieme un’incredibile cena con gran sorpresa delle stesse cuoche.

La serata si anima davanti al fuoco: l’inno dell’APE ci unisce, il fuoco ci affumica, il vino ci rallegra. Ma si sa che la sera da leoni e il giorno dopo…

SABATO: VOGLIA DI CAMMINARE ANCORA

E’ un gran giorno! Ore 6:00 i temerari partono (non senza difficoltà) per l’anello del Blumone, 20 km, 1.400 m D+, ramponi obbligatori. Ore 9:00 secondo turno, Lago della Vacca da Gaver, 16 km 1.000 m D+. Ultimo turno, ore 9:30, per i cuccioli d’ape, lago della Vacca da Malca Cadino 12 Km, 600 m D+. 

Ci rincontreremo tutti in cima! Con questa promessa partiamo verso il Lago della Vacca incontrando animali al pascolo e marmotte. Il sole picchia forte, Cren inciampa sbattendo il muso forse per mancanza di zuccheri anche se poco dopo la ritroveremo in un bacino naturale di acqua ghiacciata con un espressione che sembra dirci: ” Vez, vi muovete o no?!”. 

La salita è sempre dura, ma lo spettacolo è mozzafiato e le chiacchiere non mancano. Pian piano la vegetazione lascia spazio alla roccia nuda.

La cima è un anello di roccia dura ricoperta a tratti da neve e ghiaccio, che abbraccia un lago quasi del tutto ghiacciato. Fai fatica a distinguere dove inizia la montagna e dove finisce il lago. La montagna tutt’attorno si riflette nell’acqua ghiacciata del lago e il bagliore riflesso rimbalza sui pendii della montagna innevata. Terra e acqua sono fusi insieme. Noi siamo sulla sponda del lago, contempliamo la bellezza.

Il gruppo dei temerari ci raggiunge, hanno i ramponi che penzolano dagli zaini e ghigni di  soddisfazione sulla bocca.

Ci riposiamo, rifocilliamo, foto di gruppo e intervista per il nostro videomaker Alex. Ancora un attimo per imprimere nella mente quell’immagine, che è tempo di rimettersi in cammino.

La discesa è un alternarsi di scenografie costruite appositamente dai bresciani (ndr. vi abbiamo scoperto!) per farci innamorare di quei luoghi. Inizia con una mulattiera larga e dalla pendenza piacevole costeggiata da roccia ricoperta di uno strano lichene dal colore verde intenso. 

Scendendo incontriamo piccole lingue di neve che oltrepassiamo senza troppa fatica. La roccia lascia poi spazio a prati e laghi con alture che nascondono capre al pascolo dalle corna arricciolate. Lo stupore raggiunge il picco quando il sentiero da erboso diventa farinoso. Un sentiero di sabbia finissima bianca tanto da confondere il camminatore nel non aver sbagliato percorso ed essersi ritrovato ai tropici.

Ma non smettiamo di sorprenderci neanche nell’ultimo tratto in cui il sentiero attraversa una distesa di Pino Mugo, cosi basso e pungente.  All’arrivo la stanchezza e la soddisfazione si fondono insieme come il burro e la polenta.
Mentre ceniamo sparsi qua e la chi sotto i gazebo, chi accanto al fuoco chi sul pianerottolo, si materializza davanti a noi la Pollon travestita da Pimpa. Elemosinando sugo di salsiccia dal pentolone, schizzi di ragù le sono arrivati su  il dorso bianco. Che incubo per un cane: avere del sugo di salsiccia su di se, senza però poterlo leccare…

Aspettiamo il gruppo folk di pizzica bresciana con ansia, quando veniamo a sapere che la cantante è stata pizzicata su un labbro, non da un insetto qualunque, bensí da un’APE e quindi non riuscirà a raggiungerci. Ma le ballerine non demordono, show must go on, la musica parte ugualmente e le api si scatenano su qualsiasi ritmo. Dal tanti auguri Stefy a canti militanti da corteo, dai 99 posse agli 883, da canti anarchici a quel mazzolin di fiori… Per alcune però è tempo di dormire.

DOMENICA: ASSEMBLEA E SALUTI

L’ultimo giorno ha un ritmo diverso… è tempo di tirar insieme le tende e le idee.

L’assemblea APE, momento essenziale per raccordarci su iniziative come quella delle coperte termiche, scelte, necessità, appuntamenti e varie ed eventuali.

E’ tempo dei saluti, degli abbracci, è tempo di ripromettersi di vedersi tra un anno e nel frattempo portare avanti con entusiasmo e impegno i valori condivisi tra le sezioni, quali lo sport popolare l’ antifascismo, antirazzismo e inclusività di genere. 

Valori fondativi delle nostre attività. Ciò che ebbe inizio nel 1921 con pantaloni di fustagno e corde in canapa continua ad essere oggi, assieme e liberi.

ALTRE RICORDI

Qua puoi leggere un altro foto e video racconto del campeggio nazione svoltosi a Brescia delle associazioni APE

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Sempre più in alto
per una nuova umanità!

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