In Val Codera a svegliare la primavera!
Ritrovo in stazione Garibaldi alle 7:05 per prendere il treno per Novate Mezzola.
Sono quasi 2h30 di viaggio, ma la meta di questa domenica ci permette di fare una gita “no oil”. Il tempo passa velocemente tra chiacchiere, qualche sonnellino e il tesseramento dei nuovi iscritti.
Il gruppo è numeroso e all’arrivo affolliamo il primo bar che troviamo. Dopo una veloce colazione, raccogliamo gli zaini e lasciamo il paese seguendo i cartelli per Val Codera, la nostra meta di questa giornata.
Dal fondo del paese parte subito il sentiero (località Mezzolpiano, 316 m), quasi una mulattiera, che per circa un’ora sarà costituito da grossi gradoni di pietra e acciottolato. Il sentiero si snoda in un bosco ricco di castagni, per poi aprirsi nei pressi di una scarpata, da cui si riesce ad avere una bella vista del lago di Mezzola e più lontano un angolino del lago di Como. Il monte Legnone, come le montagne più alte della zona, mostra ancora la cima innevata. Ma il paesaggio quasi invernale non corrisponde alla temperatura della giornata, che pur col cielo velato per la maggior parte del tempo, è particolarmente calda.
Superata la parte rocciosa (una ex cava? Abbiamo trovato un vecchio bulldozer ma non abbiamo idea di come lo abbiano portato lì!), si raggiunge un gruppetto di case chiamato Avedèe (790 m). Con questa tappa intermedia termina la parte più impegnativa del sentiero. I gradoni finiscono e ci si lascia dietro un dislivello di circa 500 m. È un buon punto per riposarsi e ricaricare le energie. Il gruppo, che si era sparpagliato lungo la salita, si ricompatta e ci prepariamo alla seconda parte della passeggiata.
Il sentiero da qui in avanti non é particolarmente impegnativo e il sali- scendi costeggia la ripida valle di Codera, passando attraverso un bosco punteggiato qui e lì da altri castagni. A tratti si intravede il torrente a fondo valle.
Finalmente si raggiungono le prime case di Codera (825 m) e, affrettando il passo (la fame inizia a farsi sentire), arriviamo velocemente al rifugio Osteria Alpina, dove il gruppo si riunisce attorno ad un lungo tavolo apparecchiato sulla terrazza fuori della locanda. Tanti ospiti di età e provenienza diversa occupano gli altri tavoli.
Il pranzo è perfetto: affettati, gnocchi e ravioli di farina di castagne, polenta, formaggi e dolci, tutti fatti con ingredienti provenienti da Codera o dintorni. Completato il pranzo, non è ancora arrivato il momento di tornare. Oggi partecipiamo a “Bù marz“, un evento che si ripete all’inizio di ogni primavera da quando… da quando ci sono degli abitanti nella valle?
I gestori dell’osteria e Roberto, anima dell’associazione “Amici della Val Codera“, ci consegnano campane e campanacci, mentre ci spiegano che, secondo la tradizione, vanno suonati facendo il giro del paese, per scacciare l’inverno e risvegliare la primavera. È un’ottima occasione per visitare il piccolo borgo e passare accanto ad alcuni vecchi edifici storici, come la scuola, che nel momento di massima espansione del paese serviva 500 abitanti.
Al termine del giro, i cuochi dell’Osteria Alpina distribuiscono generosamente frittelle di mele, come tradizione insegna. Leccandoci le dita, salutiamo e iniziamo il rientro, ripercorrendo i nostri passi fino all’inizio del sentiero. Il tempo di una birra ed è ora di saltare sul treno, che affollato di turisti e pendolari del weekend, ci riporta alla Stazione Centrale.
A livello tecnico, il sentiero non è stato difficile. La parte a gradoni mette alla prova quadricipiti e ginocchia, ma non è richiesto un particolare allenamento. Se non si ha intenzione di avventurarsi nella valle al di sopra di Codera, una mattinata è più che sufficiente, anche concedendosi diverse pause. Due fontanelle all’inizio del percorso e a metà strada permettono di ricaricare le borracce.
Camminata a parte, quello che rimane più di tutto è il calore dell’accoglienza delle persone che animano questo villaggio isolato tra le montagne. La loro passione nel tenere vive le tradizioni di Codera e il lavoro ammirevole di recupero delle case e delle coltivazioni lanciano un bel messaggio di rinascita, in controtendenza con lo spopolamento delle valli meno turistiche.
Giacomo e Isabel per APE Milano