Di ritorno dall’Antola
È il 25 di marzo e l’aria davanti Piano Terra è densa
ci si trova in tanti, in venti, nel primo mattino
a rotolare gli zaini,
caricare nelle macchine i necessari sorrisi assieme all’attesa
la tenera conquista
di due giorni assieme
Sì può assaporare con la mano,
che piano aiuta a frazionare gli zaini tra i bauli,
come l’essere insieme non è mai cosa scontata
ed ogni occhio rivolge un caldo saluto
a quel Bella ciao, Ambra,
appeso sul vetro
In poco più di due ore, oltre quel fruttivendolo carico di mele e carciofi che tentano la gola,
troviamo la strada verso la montagna
la Liguria ci accoglie come una madre
tra i fianchi stretti di un paese
Tonno è il punto in cui raccoglierci
stringere i motivi attorno poche parole
Camminare assieme è il miglior modo per continuare
i nonostante si accumulano
e nel caloroso silenzio di approvazione
le gambe non possono smettere di
andare
Con l’amore cucito negli occhi saliamo nella terra raccolta
della Val Borbera
È Zuma il nostro Cicerone sospeso
nelle parole di chi quella terra l’ha abitata qualche settimana
troviamo il senso del nostro esserci
luoghi ruvidi ma caldi per le partigiane di un tempo
la Resistenza qui si scrisse
e divenne un giorno, per noi e per tutte, eterno
Da Capanna di Tonno valichiamo un confine
Piemonte Liguria e ciottoli fini
il fianco montano è morbido
guida il corpo apeino
e in poche ore la cima è nello sguardo
e raccoglie i corpi accaldati e in cerca di ristoro
qualche panino, tè caldo e cioccolato condiviso veniamo richiamate dalle targhe luccicanti
di chi ha inciso qui il suo cammino
“A ricordo e gloria dei martiri della libertà”
La distesa di api,
dopo aver riempito
con cura curiosa
gli occhi del Lago di Brugneto,
si divide in due rami:
chi raggiunge il rifugio per rifugiare nel riposo,
chi continua a saggiare la montagna
al sapore di sale
(vicino e lontano il mare ligure, puoi sentire nel vento l’odore marino cercare le narici e pulirti il volto)
Le api felici
di continuare
a camminare
scendono e risalgono
sentieri incerti
battuti dalle loro risa
Finché poi, nel momento improvviso,
il silenzio le abita
Appare come un regalo inaspettato
un piccolo branco di caprioli
il saltello vivace
guida la gioia
riempie la radura
È tempo di tornare, risalire il sentiero
in poco tempo tutte le api
aprono il rifugio
un luogo di cura
per viandanti in cammino
dove ognuno ha il proprio letto, per salutare il giorno
il tardo pomeriggio e la prima serata
contengono le risa e i canti
di qualche voce forse stonata
la polenta con il sugo
il vino che tenta la bocca
chi non è stanca esce in notturna
le stelle guidano quei corpi mai pieni
di fiducia nella montagna e
fede nell’umanità
insieme abitano la sera
salutano la notte, coltivano beltà
nel rifugio, la notte, i suoni sono pochi
e nel primo mattino l’odore del caffè e della torta sveglia un po’ tutti
c’è bisogno di energia e di calore
di distendere ancora un poco le gambe
prima di un nuovo giorno
alle otto siamo già proiettate
verso l’uscio
di un rifugio caloroso, 1460 metri dal mare saporito
lievemente assonnate eppure
la brina mattutina
avvolge chi cammina
la giornata è di
discesa
che dopo discesa
incontra Passo Tre Croci
fino Ferrazza, Reneuzzi e infine
Sella Banchiera
il tempo ci assiste
nemmeno una goccia
ma il vento carezza con forza i volti
e ci consiglia
di non fare una grossa sosta
sette ore circa di cammino brioso,
finché non rivediamo Capanna di Tonno e quel confine già noto
le api ritornano da dove sono partite
nulla è come prima
ogni corpo raccoglie
il dono
delle ore abitate
è giusto salutarsi
seppur con il giusto affanno
coltivando un valore
mantenendo vivo il nostro sguardo
Giulia, per APE Milano