Anche questo 25 Aprile ci troverete in cammino per Milano.
Alle ore 9.30 in Piazza Segrino per il giro delle targhe partigiane del quartiere Isola, dalle 14.30 in Palestro per attraversare il corteo con il nostro risciò giallo, dalle 18 a Partigiani in Ogni Quartiere, per ricordare DAX e tramandare il contributo delle donne e degli uomini dell’Associazione Proletaria Escursionisti alla Resistenza, forti di un’attitudine, ieri come oggi, inclusiva, accogliente e popolare.
L’appuntamento è quello solito delle gite invernali, alle 6:15 a Piano Terra, con partenza, puntuali, alle 6:30 spaccate.
La destinazione è abbastanza vicina, è la Grigna meridionale, la Grignetta, montagna particolarmente legata alla storia di APE sin dalla nascita dell’associazione nei primi anni ‘20 del 1900. Lungo queste pendici, infatti, ebbero luogo escursioni e campeggi (tendopoli) sempre molto partecipati. Qui fu costruito il rifugio apeino, la capanna APE, finanziato attraverso una sottoscrizione popolare. Qui la storia di diversi apeini si intrecciò e si sovrappose alla lotta partigiana e all’antifascismo.
Ed è proprio l’antifascismo, ancora una volta, il filo rosso che ci porta qui, questa domenica, insieme ad alcuni compagni di cammino. Oggi siamo qui, infatti, per ricordare Dax, ammazzato perché militante antifascista vent’anni fa. A nostro modo, camminando insieme ai suoi amici e ad alcuni compagni romani e portando in vetta lo striscione storico che, in questi anni, ha aperto tanti cortei e momenti di piazza in suo ricordo. Così come fatto in città la domenica precedente, con il trekking urbano attraverso i suoi luoghi.
Ci ritroviamo con gli altri ai Piani Resinelli, il tempo è splendido, cielo azzurro, aria tersa e limpida; controlliamo ancora una volta, ma con sguardo perplesso, l’attrezzatura invernale, ramponi e piccozze. Infatti, sembra tutto secco intorno a noi. Portiamo certamente i ramponi e qualche piccozza, non si sa mai, in vetta potrebbe esserci ancora del ghiaccio.
L’itinerario pensato in origine avrebbe previsto la salita per la via normale lungo la ripida cresta Cermenati, ma, constatata l’evidente assenza di neve, decidiamo per una variante un po’ più sfidante: portiamo qualche auto un po’ più su, al parcheggio oltre il rifugio Soldanella e iniziamo la salita lungo il sentiero che percorre la cresta Sinigaglia. Tagliamo il canalone Porta e continuiamo a salire lungo la traccia, all’ombra dei torrioni di calcare che definiscono il profilo della montagna.
Dobbiamo però riprendere la via della Cermenati per giungere alla vetta, quindi traversiamo dopo Bocchetta dei Prati perdendo un po’ di quota e affrontando qualche passaggio su roccette che richiede equilibrio e attenzione. Riprendiamo la via normale e dopo circa 3 ore dalla partenza siamo in vetta, superando l’ultimo tratto sulle rocce attrezzate con catene. Ramponi e piccozze restano negli zaini, non c’è neve sul versante sud, ad eccezione di qualche residuo nelle zone in ombra e un po’ in cima, dove, prestando attenzione, è comunque possibile muoversi anche senza ramponi ai piedi.
Mangiamo qualcosa, panini, frutta e spuntini, e poi eccoci a srotolare lo striscione a 2184 metri di altitudine, davanti al bivacco Ferrario. Oltre ai soliti telefonini, questa volta utilizziamo anche un piccolo drone a documentare l’evento.
E’ il momento di iniziare la discesa che affronteremo seguendo la ripida traccia sassosa lungo la cresta Cermenati. Passeranno quasi altre due ore, tra belle chiacchiere, racconti, condivisioni di esperienze, primi indolenzimenti muscolari e qualche vescica ai piedi. Arriviamo finalmente nei pressi del rifugio Porta, dove nel sottobosco possiamo ammirare i numerosi ellebori, varietà che fiorisce tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
Ci fermiamo al rifugio Soldanella per la birretta di rito e ancora qualche spuntino, consapevoli, tutti, di aver partecipato ad un’escursione molto bella. Certamente Dax avrebbe apprezzato.
Incontrare Luigi Fontana non era solo incontrare un uomo avanti con l’età e dall’accoglienza di altri tempi.
Incontrare Luigi Fontana voleva dire avere la fortuna di entrare in contatto con 40 anni di intreccio di testimonianza e memoria non solo della guerra e delle sue stragi, non solo della resistenza che fu e della sua narrazione,ma incontrare la concretezza per cui la memoria si pratica attraverso gesti quotidiani e presenze concrete.
La storia vive attraverso di noi e la resistenza non è un testimone che ci giunge dal passato raccontando una storia o la sua interpretazione. La resistenza si fa ogni giorno e vive dentro e attraverso di noi. Anche nel modo in cui raccontiamo la storia, o rendiamo la storia qualcosa di vivo nel presente.