Sulla prima ciaspolata…
L’IDEA
Da un po’ ronzava nell’alveare bolognese l’idea di provare a ciaspolare insieme. Alcune apette non l’hanno mai fatto altre sì, ma una cosa è certa, la valle del Randaragna ci piace e la nuova gestione del Rifugio di Monte Cavallo conosce Ape Roma. Andiamoci allora!
Fioccano email e messaggi su cosa portarsi per la due giorni di APE: ciaspole si o ciaspole no? Danno 40 cm di neve ma siamo in tante (18), le ghette di sicuro, guanti…la coperta termica in caso di rogna può essere utile ma senza caricarsi troppo, 1000m (D+) di dislivello con la neve sono pesanti! Alcune apette arriveranno su in rifugio chi con una bottiglia di grappa o vino, chi con 5 frittate e poi c’è l’apetta-canide Pollon ovviamente, da portarsi in spalla come un sacchetto di patate.
IN TRENO
Partiamo da Bologna in treno a un orario comodo…sembriamo uscite dal film “Fantozzi contro tutti” quando Fantozzi e i suoi colleghi partono per la settimana bianca a fine Maggio!
In treno ci sono 50 gradi e noi abbiamo pantaloni termici sopra a calzamaglie termiche, ghette sopra tutto per tappare bene, e ciaspole ai piedi per le prove degli strumenti tecnici… il premio va a Miss ghetta asciutta, che per sfuggire al caldo si denuda sul treno rimanendo in calzamaglia.
Accaldati e con le magliette in pile già pezzate di sudore, scendiamo a Porretta terme dove abbiamo appuntamento anche con due api milanesi che son sciamate per questa avventura. Della neve dei giorni prima non sembra esserci traccia a quote basse. Meglio, abbiamo davanti 5 ore di salita fino al rifugio e sono già le 11:00.
LA SALITA
Attraversiamo il mercato di Porretta, recuperiamo chilate del famoso e storico tortino e ci incamminiamo per il sentiero 101. A metà strada si unisce all’allegra combriccola un bel pastore maremmano mangia panini che ci accompagnerà quasi fino in cima.
Dopo circa 2 ore di salita, ecco che compare la neve, ancora le ciaspole non servono e partono i primi dubbi sull’aver esagerato con l’attrezzatura. Per una volta che abbiamo tutto il necessario e non sembriamo come sempre delle scappate di casa…
Camminiamo e camminiamo ed ecco che avviene la magia: “è finalmente l’ora delle ciaspole!”
LE CIASPOLE
Le tanto attese ciaspole…proprio loro, motivo di accese discussioni nei giorni precedenti e di sbattimenti per noleggiarle che se non sarebbero servite poi una ci rimane male…le ciaspole sono allacciate a dovere sugli scarponi e all’urlo: “Avanti ciaspolatricii” ecco che le apette ciaspolano in fila e spianano la strada per coloro che nelle ciaspole non hanno creduto, e che diffidano tutt’ora della loro comodità come del calzino con l’infradito. Le api apripista ancora tentano di capire le diverse modalità del tacchetto della ciaspola (ribattezzate: modalità Michael Jackson per la salita ripida e piena di neve fresca, modalità Raffaella Carrà per la discesa) e all’improvviso arriva da dietro “fermeeeeee!”. Le ciaspolatrici non ci credono, forse abbiamo sbagliato sentiero. Quindi: girati, prova a non cadere, togli il tacchetto, ferma il tacchetto e ad una certa togli pure le ciaspole perchè il sentiero l’avevamo sbagliato ad un guado, prime dell’arrivo della neve alta. Prendiamolo come un giro prova. Si ricomincia.
Quanto manca? 40 minuti….
Quanto manca? 40 minuti….
Quanto manca? 40 minuti… La neve rallenta, stanca, raffredda ma dopo 6 ore di salita ecco che dal bosco spuntiamo fuori una ad una e ci si paventa la bella vallata innevate e silenziosa, il rifugio è a 40 minuti… No questa volta è uno scherzo.. pochi attimi ed entriamo nella prima camerata con stufa accesa e calda dove ci togliamo ciaspole e scarponi e controlliamo se nessun dito dei piedi manca all’appello!
“Quante ne hai?”
“10!” – Portate a casa tutte anche questa volta!
AL RIFUGIO
I rifugisti Francesco e Fabiana ci accolgono al meglio, con vino birre e tanto cibo buono e abbondante. I cani non si muovono per la stanchezza ma anche noi siamo belle cotte. C’è chi gioca a scacchi, chi si fa leggere i tarocchi da un’ape magica, chi legge il Manifesto e l’Internazionale…ma parte dell’ alveare sta studiando la mappa per il giro dell’ indomani, le condizioni meteo peggiorano e la neve aumenta… Andiamo a nanna nelle nostre camerate alla fragranza di gas e benzina delle stufe, le russatrici seriali da una parte e le moderate dall’altra…
Nella notte l’ape canide Cren incomincia a rigirarsi tra le coperte alle 3.30, chi le sta accanto si sveglia e intuisce che c’e’ qualcosa che non va. Dopo 1 oretta scende dal letto. “Oh no! Ha mal di pancia! Deve uscire!”. L’ape che ci dormiva insieme scende dal letto e si dirige all’unica porta che si puo’ aprire. Con un po’ di fatica spalanca la porta. Sta nevicando. La neve e’ tanta e avvolge ogni cosa. Ape Cren corre fuori. “Fiut.. Avevo intuito le cose correttamente. Abbiamo rischiato l’orrore!”. L’apetta la lascia uscire, chiude la porta e ne approfitta per mettere legna in tutte le stufe del rifugio. Finito il lavoro, si riaffaccia alla porta ma di Cren ci sono solo le orme sulla neve. Non trova la giacca, ma recupera le scarpe. Le infila e va a cercarla. La trova che bussa alla porta da cui eravamo entrati il giorno precedente. La chiama e tornano finalmente in rifugio. E’ ancora molto presto, dormono tutti, sarebbe bello schiacciare ancora un pisolino ma sono entrambe bagnate. Andranno alla stufa.
Il tempo scorre inesorabile e le due sono ancora sveglie. Verso le 5.30 il duo rifugista si sveglia e prepara un caffè sfoderando una super crostata. Tra una chiacchiera e l’altra, il tempo ora scorre più piacevole. Arriva una ape milanese, poi in successione una serie di altre apette svolazzano nel rifugio. Segno che e’ l’ora di preparare i bagagli.
LA DISCESA
Le previsioni sono peggiorate, Il giro previsto non si può fare, servono i ramponi e non ne abbiamo abbastanza. Decidiamo quindi un altro giro per il rientro, il 103. Ci svegliamo che sta giÀ nevicando… Fuori 40 cm di neve bianchissima e soffice, la stufa accesa, e la torta di mele fatta in casa… la colazione ci coccola come l’abbraccio della nonna quando sei bambina… Dobbiamo però essere attive e pimpanti… La neve aumenta e la strada è ancora tanta.
” Avanti ciaspolatrici !!!”
L’urlo iniziale chiama all’appello le ciaspolatrici che come come il giorno prima e in fila indiana aprono la strada affondando le ciaspole in quella neve così secca, asciutta e farinosa … Nel silenzio ovattato si sente solo il suono dei nostri passi e la neve che cade dai rami carichi degli alberi. Qua e là si vedono impronte di animali sulla neve fresca, e ne riconosci la specie e il numero… 1 cinghiale, 1 cervo….
Solo un uomo lungo il nostro tragitto, siamo sole a calpestare quella neve così bella e a goderci uno spettacolo che non si vedeva da anni.
IL RIENTRO
Scendiamo scivolando tra quella neve così soffice, ciaspole o no è troppo divertente… Pollon è sempre nello zaino ma si diverte anche lei a non camminare pur annusando quell’area frizzante.
Piano piano la neve diminuisce e diminuisce anche la magia nella quale eravamo avvolte.
A Porretta la neve si trasforma in pioggia e la carrozza in zucca.
La gita APE è terminata, chi andrà in osteria (bramando del cibo succulento) e chi tornerà in treno a Bologna (desiderando ardentemente quelle belle temperature calde da treno).