Senza mai arrivare in cima (al Monte Venturosa)
Niente da fare. Nemmeno questo secondo tentativo di raggiungere la vetta del Monte Venturosa è andato a buon fine, che disdetta!
La giornata inizia presto. Sveglia fissata alle 5.10 di sabato 17 dicembre. Sonno importante, colazione veloce, ancora ingolfato da una delle cene pre-natalizie della sera prima, ma pronti via, recupero lo zaino ed esco di casa per andare a incontrare gli altri partecipanti al Piano Terra. Incontrato Alberto in Piazzale Maciachini, al ritrovo c’è già Guido che per partecipare alle gite APE parte più presto di tutti, arrivando in treno da Novara. In pochi minuti arriva Marta e a seguire ecco Sonia e Giovanni, alla loro prima escursione con APE. Poi Abo, che fortunatamente è riuscito a fare un cambio turno in biblioteca, accompagnato da Nice e dall’eroica Elena, che non verrà in gita ma almeno prima di aprire la libreria si concederà ancora un po’ di nanna.
Alle 6.30, recuperati bandiera, kit di primo soccorso e coperte termiche, e sbrigate le pratiche di iscrizione dei due nuovi puntualissimo apeini, partiamo verso la Val Brembana. Alle 8.30 al punto di ritrovo troviamo i fratelli Cardella, Mariangela e Nico. Ci siamo lasciati indietro la nebbia e il grigio di Milano e ci troviamo davanti a una splendida giornata. Siamo pochi rispetto al solito, partiamo subito con un buon passo ma senza correre. Risaliamo una carrareccia ampia, ricoperta da un leggero strato di ghiaccio e neve caduta un paio di giorni prima. Si cammina bene e non c’è bisogno di indossare i ramponi. La salita è costante ma mai troppo impegnativa, in un’ora siamo poco sopra le prime baite abbandonate a quota 1400mt tra chiacchiere e risate, grazie alla simpatia contagiosa dei “Cardellas”.
A terra 20-30 centimetri di neve fresca ma battuta, dunque si continua a camminare con facilità. Proseguiamo, raggiungiamo la quota del primo sole e lungo il sentiero incontriamo alcune piccole slavine cadute nei giorni precedenti. Sono stabili, le attraversiamo con prudenza e in breve tempo sbuchiamo sulla sella che ci apre la vista verso ovest: vediamo la coltre di nubi e nebbia che copre la pianura, mentre davanti a noi abbiamo chiarissimi le Grigne, il Resegone, il Sodadura e dietro tutta la corona delle alpi, dal Rosa fino al Monviso. Nell’ultimo tratto prima della sella la neve si era fatta più farinosa e abbiamo iniziato a sprofondare fin sopra le ginocchia.
C’è solo una traccia leggera, lasciata da una persona con le ciaspole che incontreremo poco dopo; avanzare diventa più faticoso. Facendo attenzione e battendo traccia, attacchiamo il pezzo di sentiero che ci separa dalla Baita del Giacom: sono appena 100mt di dislivello, ma ci mettiamo un’altra ora, perchè si affonda sempre di più e avanziamo lentamente tra le roccette. Alle 12 siamo alla baita, un camoscio ci dà il benvenuto in lontananza, poggiato su una roccia. Osserva ancora un po’, poi sparisce.
La giornata è splendida, il tempo ottimo, ma la mancanza della traccia e le condizioni della neve ci fanno decidere insieme che va bene così. Anche questa volta, come un anno fa con la pioggia, niente cima del Venturosa. Tanto si sa, l’importante non è arrivare in cima (lo dice pure Cognetti). Ci ridiamo su, mentre Giovanni ci stupisce con un’ottima confezione di cioccolatini. Pranzato, goduto del tepore del sole e fatta la foto di gruppo, ci mettiamo i ramponi per scendere più agili e sicuri. Ripartiamo e ora ci muoviamo veloci, anche perché la traccia ce la siamo battuta per bene in salita. Ritorniamo dallo stesso sentiero e alle 14 siamo già alle macchine, non prima di aver trattenuto il fiato per Sonia, che a pochi metri dal parcheggio scivola e si procura una frattura al polso, come sapremo nel tardo pomeriggio. Che disdetta!
Bevuto un caffè in paese ci salutiamo, scherzando sul fatto che in primavera o in estate, ci riprovederemo. Chissà che la prossima volta sia quella buona per arrivare in cima al Venturosa!
Martino, per APE Milano
Ecco alcune foto della giornata. Alla prossima!