Scoprendo i luoghi della strage del Maranese nelle Quattro Giornate di Napoli
Nella giornata di ieri, 28 settembre, l’A.P.E. di Napoli è uscita in piccolo gruppo per un pomeriggio di trekking urbano, alla scoperta di uno dei luoghi della Resistenza al nazifascismo che ebbe luogo a Napoli nel settembre 1943, quelle giornate di insurrezione popolare che hanno preso il nome di Quattro Giornate di Napoli, prima ed unica città italiana, la cui popolazione durante la Resistenza decise spontaneamente di sollevarsi al nazifascismo, senza aspettare l’aiuto delle Forze Alleate.
Partendo insieme dalla Porta Piccola del Real Bosco di Capodimonte, dove sono state esposte delle targhe commemorative – purtroppo con qualche errore che ancora non si è decisi a correggere – si è raccontata una parte di storia dimenticata: la strage del Maranese.
A distanza di tre chilometri, verso il quartiere di Miano, confinante con il quartiere Stella-SanCarlo, ha avuto luogo una strage di civili, nella località Bellaria, erroneamente riportata come San Rocco, da cui prende il nome l’ultimo fiume rimasto a Napoli, San Rocco appunto, oramai un corso quasi seccato, che attraversa un triangolo di verde nel cuore della città, tra le municipalità III e VII.
Continuando a scendere verso il ponte di Miano – fatto saltare dai nazisti tra il 28 e il 29 settembre 1943 – si arriva all’ultimo numero civico del quartiere Stella-SanCarlo, via Miano 99, e da lì si entra in un intero pezzo di terra collinare, detto il Maranese, in cui pare di trovarsi in aperta campagna, come un enclave rurale nella città. Qui, nel 1943, i bambini delle famiglie che nascondevano i soldati, sottraendoli alla deportazione nazista si affacciano da un palazzo (Villa Manfredi) per avvisare la gente dell’arrivo dei nazisti. Tra questi, alla guida dei bambini, c’era Anna Marciano, una bambina di nove anni, che per prima avvisò la gente dell’arrivo dei soldati tedeschi. Anna emigrerà poi in Toscana, dove morì accidentalmente in mare il 3 ottobre 2013, a 79 anni.
Così, proseguendo per le sette rampe della collinetta, si arriva a Villa Manfredi, in cui si trova una piccola cappella abbandonata, dov’è riposta da 75 anni la targa in memoria dei sei anziani, gli unici che non riuscirono a fuggire, e che furono catturati e fucilati dai nazisti in mezzo alle campagne.
Una volta arrivati alla fine, siamo sbucati nella zona di San Rocco, ritornando in un attimo nella città, lasciando una sensazione straniante. Uscire da un luogo come uscire da un altro tempo, che bisogna continuare a ricordare.
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