Di ritorno dal Monte Generoso
«Vuoi che cammini o che parli?». Lo dico con la mia solita delicatezza. Sto facendo fatica, sono l’ultima della fila e sto cominciando ad andare in ansia. Mi devo dare una calmata.
Mi chiamo Francesca, ho 43 anni e questa è la mia prima volta in montagna.
Quello a cui ho ringhiato addosso mentre cercava di darmi supporto invece è Matteo, uno dei membri del gruppo APE, con cui oggi sono a fare un trekking sul Monte Generoso. APE sta per Associazione Proletaria Escursionisti e la loro filosofia prevede un approccio inclusivo e non performativo alla montagna, che è il motivo principale per cui ho scelto loro per provare ad avvicinarmi a questo mondo. E questa è la mia prima uscita con loro.
Ma andiamo con ordine. Ci troviamo alle 7 di mattina a Piano Terra, rifugio urbano di APE e che è anche spazio dove l’associazione organizza incontri e attività aperte ai soci (e non solo). Sono 3 giorni che mi angoscio sull’abbigliamento (Farà freddo? Farà caldo? Come mi devo vestire?) e ieri sera sono andata anche a comprarmi le bacchette. Quando entro nella stanza vedo che le hanno tutti. Sospiro di sollievo mentale: almeno questa l’ho fatta giusta.
Si fa l’appello (siamo 23, tantissimi!) e dopo aver distribuito la gente nelle macchine di chi si è messo a disposizione per fare carpooling ci avviamo. Il viaggio mi aiuta a prendere confidenza e a rilassarmi un po’: chiedo cose, scopro interessi in comune. Arrivati al parcheggio ci si veste e svelti cominciamo a salire. Fa freddo e mi vesto un bel po’ ma dopo dieci minuti mi rendo conto di aver fatto una cavolata: mi sento soffocare. Il ritmo è rilassato e sono quasi all’inizio della fila: ognuno tiene il suo passo, ci si ferma a guardare delle installazioni artistiche durante il percorso e io ringrazio silenziosamente chi le ha messe lì perché mi fanno riprendere fiato.
Le prime salite sono dolci. Resto centrale nel gruppo e questo mi dà coraggio. La temperatura esterna si scalda e così anche l’animo, confortato dalla bellezza del paesaggio che mi circonda. Quando penso all’autunno me lo immagino proprio così, come un alternarsi omogeneo di verdi, marroni e gialli accesi dal sole.
Ci fermiamo per toglierci gli ultimi strati addosso perché fa davvero caldissimo, e faccio un errore: mi rilasso troppo. Quando mi rendo conto che gli altri si sono già iniziati a muovere è tardi e rimango l’ultima, accompagnata da uno dei più esperti che chiude la fila. Non si rimane mai soli, ma per me essere l’ultima è la parte peggiore: sento la pressione. Matteo si avvicina a farmi compagnia, cerca di fare conversazione per distrarmi. «Vuoi che cammini o che parli?», gli dico. Scusa Matteo, quando sono in difficoltà sono aggressiva.
Saliamo in silenzio ma pochi metri dopo è già finita: arriviamo in cima e la vallata ci si apre davanti, l’orizzonte è infinito. La vista (cito la scheda di descrizione della gita, confesso!) spazia dagli Appennini alle Alpi, con la regione dei laghi e la catena alpina del Gran Paradiso, dal Monte Rosa al Cervino e dalla Jungfrau al massiccio del Gottardo. Vediamo già la croce dove dobbiamo arrivare, mezz’oretta di camminata tranquilla e siamo arrivati.
In vetta ci accolgono i caproni: sono una quindicina e non si scompongono minimamente vedendoci arrivare. Siamo a casa loro ed è molto chiaro dalla distesa di cacche tra cui dobbiamo fare slalom. Passo il tornello, mi tolgo lo zaino: ce l’ho fatta.
Arrivano le chiacchiere, che si prolungano dopo pranzo mentre il gruppo si divide a metà con un gruppetto che affronta un fuori percorso un po’ impervio per escursionisti esperti mentre la maggioranza, me compresa, si va a sdraiare al sole.
Ci ritroviamo. Facciamo un minuto di silenzio per assaporare la pace in cui ci troviamo. Mi sento fortunata.
Il ritorno è un’alternanza di gentili saliscendi che ci accompagna verso la Baita di Orimento dove ci fermiamo per una fetta di torta. In macchina verso Milano si parla di libri, di parole. Sapevate che melenso indica qualcuno che – cito la Treccani – alla scarsa intelligenza unisce lentezza di movimenti e goffaggine d’aspetto?
La giornata si conclude con un aperitivo da Piano Terra. Me ne vado alle 21, sono piena di cibo e di gratitudine. Prometto che la prossima volta sarò più allenata…e più gentile!
Francesca, per APE Milano
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