Resoconto della due giorni in Val Grande
12-13 settembre, due giorni in tenda di Ape Milano che per l’occasione si sposta a ovest in territorio piemontese per visitare la Val Grande, parco nazionale e più estesa area wild italiana.
Sabato mattina ci ritroviamo nell’unico centro abitato del parco, Cicogna, pochi chilometri sopra Verbania; il tempo di aspettare gli ultimi ritardatari e si parte in direzione dell’Alpe Prà, dove si trova il rifugio che ci farà da appoggio. Appena usciti dal bosco percorriamo sotto il sole la ripida mulattiera che porta al rifugio, situato appena oltre alcune tipiche incisioni rupestri.
Pranziamo sulla terrazza erbosa, la Roby offre a tutti frutta essiccata mentre Abo e Tino illustrano le alternative di percorso.
Alla fine optiamo per raggiungere nel pomeriggio la Cima Sasso, poco sotto i 2000 mt di quota. Lasciamo gli zaini e ripartiamo puntuali alle 13:30 per coprire le oltre due ore di cammino che ci separano dalla vetta, coperta da nubi che se ne andranno durante l’ascesa. L’ultimo tratto di roccia è il più impegnativo ma seguiamo gli omini e guadagniamo la cima. Ci riposiamo e rifocilliamo mentre ci raggiunge anche Patrizia, che vincendo la fatica cambia idea e affronta l’ultimo strappo, giusto in tempo per la foto di rito, questa volta senza bandiera (ma chi doveva portarla??). Ripartiamo alla spicciolata per la discesa. Appena oltre la zona rocciosa troviamo Adelchi e Ester fermi: il ginocchio di Ester ha ceduto e non riesce a ripartire. Fortunatamente il nostro medico di fiducia Giusy interviene prontamente e riesce a limitare i danni, grazie anche al ghiaccio spray di Dario il rugbista, che tra una maglia da strizzare e l’altra dimostra di avere un bagaglio fornitissimo. Vista la situazione decidiamo di dividerci.
Il gruppo di testa riparte di buona lena, guidato da Teschio e dal miraggio della birra del rifugio. Il gruppo centrale viaggia a velocità moderata e opta (non troppo volontariamente) per un sentiero-giungla dall’erba troppo alta, al termine del quale Agata con sorpresa vedrà sbucare dal nulla Fabrizio, arrivato nel pomeriggio dopo una lunga pedalata. Il gruppo di coda procede più lentamente, al ritmo del ginocchio dolorante di Ester, aiutata da Adelchi e dall’eroico Tino che le fa da gamba di riserva.
Di ritorno a Prà montiamo le tende e raccogliamo legna per un fuoco che non accenderemo, poi apriamo le danze della cena. La serata è mite e serena, niente a che vedere coi rovesci dell’ultimo campeggio apeino. Marta offre come al solito al popolo le sue abbondanti provviste e piatti tipici più o meno milanesi, mentre Luca prepara una pasta e fagioli che stupisce tutti.
Dopo la cena e il vino ci ritiriamo piano piano in tenda. Alcuni impavidi si attardano fino a notte, tra cui Gae col suo immancabile pile rosso a quadri, Luigi coi racconti dalla libreria Verso e Abo che resiste chissà come alla tentazione di rubare la chitarra del rifugio.
Al mattino ci svegliamo di buon ora. Facciamo colazione e smontiamo le tende, poi scendiamo di circa 500 mt fino a Pogallo, un tempo vero e proprio centro abitato, oggi frequentato solo stagionalmente. Il posto è davvero bello e tranquillo, il che accresce il contrasto coi pannelli che ricordano i rastrellamenti nazifascisti dell’estate del ’44, quando 18 partigiani vennero trucidati proprio su questi prati.
Il sentiero che conduce da Pogallo a Cicogna è interrotto, quindi invece di chiudere l’anello risaliamo verso l’Alpe Prà, dove abbiamo lasciato gli zaini. Sulla strada del ritorno Guido fa incetta di porcini, Anna invece ripiega sulle mazze di tamburo. Al rifugio ci fermiamo brevemente per il pranzo e poi affrontiamo l’ultima discesa che conduce alle macchine (e alle bici) lasciate a Cicogna, contendendoci anzitempo (in vista di giovedì!) i posti disponibili per la prossima uscita apeina del 26 settembre. Stay tuned!
Guido, per Ape Milano