Racconto poetico del campeggio nazionale apeino 2023
Sono stati giorni che continuano a vibrare
come onde che rimbalzano
e bagnano le fronti
madide di sudore
l’amore per la montagna
la solidarietà che ci accompagna
è un antidoto al veleno
alla stanchezza
a un cuore solo
è un cielo
ambito
per molte è sempre sereno
quei volti raccolti in tante forme
i sorrisi che spianano le bocche
come raccontare quattro giorni
di campeggio apeino
con queste parole, delle dolci filastrocche?
Partiamo da una qualche premessa
che possa spiegare
il come, il dove,
il perchè ci interessa
coltivare una pratica di incontro e di cooperazione
riunendo le api
da tutta la nazione
la montagna è viva di spirito antico
dal 1919 le compagne lo hanno coltivato
sfidando ben più di qualche nemico
dalle guerre, al consumismo,
dalla repressione al fascismo di stato
una bandiera continua a sventolare
l’ape non è stanca di lottare
da giovedì sera nel triangolo lariano
un suono sussurrato continua a sussultare
chi arriva ridendo e chi invece sbadigliando
sono decine e decine le api
riversate a bordo del laghetto
di Crezzo, una conca umida e ricca
di una fauna da preservare
la stagione dell’amore anfibica
è appena conclusa
l’unica preoccupazione è non farli svegliare
ma quanta gioia
quanta serenità
che sgocciola dai bicchieri,
travalica le facce stanche
sotto il gazebo
l’alveare riunito
si fonde nel vino, nei resoconti scheggiati
riunisce chi per un poco ancora si stringe
all’ombra di una notte serena
venerdì si comincia con vero ardore
dalle 6 in casetta le moke borbottano,
c’è un gran bell’odore
di una mattina che condensa
un soffice colore
come spiegare in queste righe
la bellezza della valle
il profumo delle montagne?
l’hummus si frulla, il panino si taglia
l’affettato si affetta
c’è un gran da fare, rassettare, ordinare
la pappa da insacchettare
augurarci con occhi impastati e profumati di sonno
buona giornata
con qualcuna ci si vedrà al calare del giorno,
le api, ognuna nel proprio sciame, raggiunge una meta diversa
qualcuna ha un uovo mezzosodo
qualcun altro frutta secca
ma il carboidrato non manca e si può partire
verso il bosco o una vetta
nel bosco c’è una natura che sussurra
dalle fonti del gajum
l’Ape PiGra può inoltrarsi nel verde
alla ricerca di magici spiritelli
sono sculture di legno intagliate
gnomi, vecchi saggi, salamandre, bellissime fate
ma se le api più acquietate
raggiungono con serenità
il Rifugio Terz’Alpe
c’è uno sciame che si rincorre
sui sentieri di ripide portate
tra i Corni di Canzo qualche ape rimane indietro
chi imbocca un sentiero differente
chi cerca le disperse
e si perde nuovamente
non perdiamo le speranze e tutte insieme ci siamo ritrovate
birre ghiacciate, larghe risate, e via, verso la valle
sul sentiero anche una Marmitta, detta del Gigante
dalla amata cambusa
pasta e fagioli si annusa
ci si dà dentro di forchettate, non si lascia indietro nemmeno
le svariate verdure,
tutte belle tagliate
qualcuna spaccia dell’olio dorato
e un largo grazie proviene dal palato
al campeggio c’è odore di incontro
la serata si dedica a dirsi contro
gli impianti in montagna
e chi questa terra
non ha intenzione di salvarla
le api non sono sole
in questa notte di speranza
outdoor manifesto
e il comitato per il San Primo
condividono lo sguardo
un orizzonte collettivo
basta con gli impianti e la neve artificiale
la montagna non è un parco giochi
ma un luogo da conoscere, difendere, preservare
con gli occhi ripieni di storie itineranti
ogni ape si addormenta
consapevole di non esser sola
sia sui sentieri
che nei sogni desideranti
è sabato, c’è allegria, forse un poco di spossatezza
ma dall’alba, o quasi, ci si prepara per qualche vetta
chi si reca verso il San Primo, chi ansima sul Grignone
qualcuna alle sorgenti del Lambro, a rinfrescare il groppone
è una giornata così dolce
non scotta poi così tanto il sole
e i kilometri sono macinati
tra sentieri ingaggianti e verdi prati
al campeggio una strana pentola sobbolle gloriosa
è l’affare ingegnoso
per una polenta assai gustosa!
Chilate di burro, formaggi e pomodoro sugoso
ecco le api che si riprendono dal giorno faticoso
ma prima di cena, non manca la voglia
di riunirsi in assemblea, condividere non solo la gioia
gli intenti, gli sbagli, i voleri, gli appigli
ogni desiderio è così proclamato
e si saluta con gioia chi arriva da un sud inoltrato
c’è infatti qualche apina
che arriva ben oltre l’Emilia vicina
Ecco gli appuli lucani, dalla Puglia e la Basilicata
si diffonde la gioia che travalica la tendata
La serata si esaurisce
con una certa lentezza
i canti prendono vigore
tra tarantelle e stonature
qualche ape balla
qualcun’altra volteggia
qualcuna forse ondeggia
il campeggio è ben presto riempito
di diffusa piacevolezza
con fatica si saluta il giorno
si vuole ritardare il domani
la domenica
e il ritorno
Ora mi vorrei fermare
perchè ci sono attimi difficili da spiegare
vi assicuro che non è semplice
affondare il viso in un cuscino
ed essere felici
davvero
di inseguire il mattino
al tempo stesso
vorresti
che ogni tempo non si esaurisse
che il cielo si riempi ancora
di quelle stelle così luminose
da sembrare mai viste
è un oasi e un incanto
uno stupore
come prima del grande salto
ma la fiducia che si nutre
i condimenti che insaporiscono il cuore
sostengono e accompagnano
l’alveare
in tutto il suo splendore
la domenica arriva
senza campane festanti
ci pensa lo sciame a impegnarsi
in celebrazioni
in saluti e abbracci
pieni, eclatanti
la mattina rincorre
le ore e il buon umore
prima di togliere l’ultimo picchetto
prima di lasciare la conca e lo splendido laghetto
si condividono appuntamenti
la voglia di reincontrarsi
agita i cuori e i corpi presenti
non tutte vogliono andare
con la fretta del partire
gli sguardi si perdono in teneri saluti
gli occhi si appoggiano
tra le montagne e il loro fianco, tutto da gradire
ogni ape è alla ricerca di un dettaglio,
di un ricordo da riporre nello zaino
ogni bici, macchina e furga lascian la conca
tranne una zafira
che un bel sassone
ha reso un po’ monca
siamo ancora scosse dalla profumata bellezza
dalla voglia incontrastata
della incoraggiante brezza
che ci muove con coraggio
in pianura
e su ogni vetta
le mani non contengono facilmente questo dono
lo innaffiamo ogni giorno
è un canto che riverbera
si diffonde nel frastuono:
libertà per la terra
e per chi ancora si ostini
a difendere la montagna
e chi attraversa i confini
“Non fare caso a me. Io vengo da un altro pianeta. Io vedo orizzonti dove tu disegni confini”
Frida Kahlo
Giulia per l’alveare, Conca di Crezzo, 2023
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