Raccolta di indumenti per migranti in viaggio sulla rotta balcanica: il racconto della consegna.

Ci abbiamo messo una settimana intera ma ora vi raccontiamo com’è andata ripartendo dall’inizio.

Per due lunedì Piano Terra si è affollato di persone. Chi ha portato buste, chi pacchetti, due scatoloni strapieni che provenivano da Isola Pepe Verde e ancora zaini e scatole con scarpe: insomma un mucchio di roba che si è andata ad aggiungere ad altra raccolta tra amici. Abbiamo selezionato il materiale utile per Linea d’ombra e il resto lo abbiamo messo via e lo destineremo ad altre realtà che accolgono migranti a Milano. Sabato 25 settembre, al mattino, con una macchina carica di magliette, felpe e giacche, tutte rigorosamente taglia M, e tutte pulite e disinfettate, Simona e Ilaria sono partite per portarla a Trieste.

Il primo appuntamento è in magazzino dove il responsabile accoglie, aiuta a scaricare e poi racconta di come si sono organizzati per aiutare chi, dopo aver affrontato il “Game”, riesce ad arrivare a Trieste. Racconta di arrivi imprevedibili, giorni in cui riescono a passare 3 o 4 ragazzi, poi nessuno, poi, in un giorno solo, 60 persone insieme.

Scatole e borse scaricate e si va in Piazza della Libertà, davanti alla stazione di Trieste, dove Lorena Fornasir sta già arrivando con il suo famoso carrettino verde carico di medicinali per curare ferite e piedi piagati.

Lorena si siede e inizia a medicare i quattro ragazzi arrivati in giornata e la piazza inizia a popolarsi di ragazzi che pazientemente vengono a farsi controllare e medicare ferite curate nei giorni precedenti, volontari che distribuiscono panini, moussaka, biscotti e coca cola, persone venute da altre città anche solo per salutare, ragazzi aiutati in passato dai volontari di Linea d’ombra in città o anche in Bosnia che passano per un saluto, quattro chiacchiere e poi un pazientissimo mediatore culturale che aiuta tutti a capirsi meglio. Gli ultimi volontari vanno via dalla piazza che ormai è buio, lasciando un gruppo di persone che passeranno la notte fuori, però è stato bello portare un piccolo contributo in questo luogo dove l’umanità si è riservata uno spazio e si riscopre nei piccoli gesti del guardarsi, riconoscersi, prendersi cura dell’altro.

Simona, per Ape Milano

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