NON E’ IL DOVE MA CON CHI

Racconto del Campeggio Nazionale dell’Alveare Ape a Conca di Crezzo

GIOVEDÌ

Ci allontaniamo per qualche giorno da fango, zanzare, umidità e caldo. Partiamo per il Campeggio nazionale dell’APE, quasi unica occasione d’incontro tra compagne delle diverse sezioni sparpagliate sulla penisola. Alla sua ottava edizione, le apeine precarie ricalcano quello che le apeine proletarie del ‘900 facevano nel più ampio spirito di condivisione. Quello spirito apeino così difficile da raccontare fino a quando non si è dentro l’alveare ed è allora che inizia la magia. Dialogo e cooperazione, nella più ampia condivisione di pratiche e ideali.

Partiamo da Bologna per raggiungere Conca di Crezzo, una località incastonata tra la forbice sud del lago di Como nel cosiddetto Triangolo Lariano. Nella  conchetta, circondata dal verde delle montagne, vi è incastonato un piccolo laghetto,dove trovano casa molte specie di piante come la pianta carnivora “Erba unta comune” e numerosi anfibi ancora nello stadio girinico all’arrivo dell’alveare.

Chi prima chi dopo, chi in bici chi in auto, con enormi zainoni pieni di grinta e gioia, abbandoniamo in fretta e furia la città per immergerci nell’area nota per l’elevato numero di ungulati(n.d.r. seppure di ungulati neanche l’ombra). Trasportiamo viveri, tavoli, un enorme gazebo e tutto l’occorrente per avere una minima di confort (n.d.r. abbiamo pur sempre 40 anni) nell’area campeggio selvatico che ci attende.

La partenza è colma di imprevisti e sorprese:

  • Due apette che raggiungeranno il campeggio in bici fanno un bel busso (incidente, per i non bolognesi) tra loro;
  • La zafira e la furga, che partono in carovana, si perdono dopo pochi minuti…sarà forse un presagio?
  • Il muro di macchine a Milano sembra quasi la grande muraglia cinese tanto da farci forse desiderare il passante?!?!?! No! Rinsaviamo.
  • L’introvabile Ovomaltine nei supermercati bolognesi.

Chi in un modo chi in altro ApeBO arriva a destinazione portando la pioggia. 

Montiamo subito il gazebo mx42 che darà allo spazio un tocco stile “illegale rave”. 

Immaginate…dolci e verdeggianti colline che contornano un delizioso laghetto, sulla cima della collina una casettina in pietra  chiamata “la casa delle “fu” ortensie”, un paesaggio da cartolina bucolica, con al centro della vallata un enorme gazebo nero nero.. al centro, come un neo. 

E mentre tutte le api corrono alla spicciolata verso l’agriturismo poco distante, 2 apette decidono di rimanere sotto il gazebone per preparare una vera cena degna di un campeggio…pastina liofilizzata…

A pancia piena l’alveare intero torna al gazebo oramai divenuto area chill out.

VENERDÌ

La mattina  è ricca di proposte, e dopo aver ingurgitato caffè e ovomaltine e acchiappato il sacchetto di panini, l’alveare si divide tra i vari trekking previsti nella giornata.

Ape PiGra (pensata per i più piccoli) diventa subito ape azzoppata con tanto di accollo cani. Percorreranno il Sentiero dello Spirito del Bosco, un facile percorso ad anello che, partendo dalle fonti di Gajum, permetterà di immergersi nell’atmosfera magica del bosco e della foresta, con un occhio al sentiero e l’altro tutt’intorno in cerca degli animali e delle sculture fantastiche.

Ma quasi tutte le apiBo sciameranno tra campi solcati, fonti ancestrali e corni mistici apprestandosi ad un anello tra le rocce e i sentieri dell’angolo sud-orientale del triangolo Lariano… In realtà, per alcune di loro, tutto questo non è mai accaduto perché imboccheranno un altro sentiero a causa di un caffè di troppo al bar perdendo cosi l’intero gruppo dopo soli 5 metri di dislivello.

Ma non solo le 5 api bolognesi perderanno il gruppo a cause di un caffè lungo, ma si perderanno anche tra loro fino a quando non arriverà apeMilano a rimettere ordine. Ci si troverà tutte, o quasi, alla forcella dei corni dove finalmente ci fonderemo in un unico cordone per affrontare quella salita da brivido. da api mutiamo in stambecchi e da stambecchi a scimmie usando mani e piedi  per raggiungere la vetta del Corno Centrale. La vista è mozzafiato: in alto la roccia degli amati Piani Resinelli e le Grigne in tutto il loro splendore, in basso il blu dei due rami del lago di Como con le sponde lecchesi e comasche.

Benché la vista sia pazzesca, sarebbe altrettanto pazzesco non arrivare per tempo al rifugio Terz’Alpe per una birra ghiacciata, purtroppo il Rifugio S.E.V. è chiuso quindi ci tocca scendere rapidamente dalla vetta!

Riscendiamo appagate e in modalità giro botanico perdendoci a ogni passo tra  le numerosissime specie di piante presenti. Carota selvatica, finta fragola detta “capezzolo turgido”,Geranio,Menta ghiaccio,Orchidee,Origano, Pervinca, Piantaggine (plantago media e plantago lanceolata), Pimpinella dall’inconfondibile odore di cetriolo e di noce al gusto, Primule, Pungitopo con asparago annesso e i 1000 modi di cucinarlo,Tasso Barbasso e funghetti detti “Orecchie di Giuda“. Ma la nostra lentezza crea un certo scompiglio in alcune api operaie milanesi abituate alla produzione e alla fretta. 

L’ultimo tratto del sentiero segue un torrente che con il tempo ha solcato le pietre, formando una piscinetta profonda e cristallina, detta “Marmitta del gigante” che solo a vederla fa venir voglia di tuffarcisi dentro. Al rifugio, il gruppo si compatta, birra ghiacciata, foto di rito, e svelte ripartiamo per raggiungere le macchine ed il resto dell’alveare.  

Siamo a un centimetro dal campeggio quando Zafira inciampa in un sasso e il cofano si trasforma nella fontana di Trevi salutando il radiatore. Per circa tre ore alcune api ronzeranno tra la piazza del paese di Canzo, le officine e i baretti per trovare il segnale telefonico e capire se, come e quando potrà arrivare un carro attrezzi fin lassù. Non se ne fa nulla, ci si penserà il giorno seguente. E’ tempo di cena: super pasta e fagioli con aggiunta di croste di parmigiano belle croccanti arrivate con l’ultima auto bolognese e un giro d’olio EVO dal sentore di pomodoro maturo che darà al piatto un tocco gourmet.

Ma il campeggio APE non è solo trekking e cene. Alle 21:00, dopo che bimbi e accompagnatori lasciano l’alveare per raggiungere l’Osservatorio Astronomico della Colma di Sormano si inizia a parlare di montagna. A partire dalla visione del documentario “The Last Skiers” di Veronica Ciceri, ci troviamo in dialogo con il coordinamento “Salviamo il San Primo”, The Outdoor Manifesto e tutte le sezioni apeine, per ripensare il futuro della montagna e condividere pratiche di lotta in difesa delle terre alte. 

SABATO

La mattina comincia alle 6:00, ripetiamo alle 6:00, con un trambusto tra le tende e in cucina; è lo sciame che si sveglia per preparare i panini. Il primo gruppo di api diretto alle Grigne è bramoso di caffé, quindi si dà fondo a tutti gli alambicchi presenti in cucina. Tra questi c’è un mokone da un litro, soprannominato la “leggera” che, come dice la canzone “nun je va de lavorà”. Borbotta, sbuffa, si stiracchia ma senza che esca caffé e sembra che dica alle api intorno a lei “Io torno a dormire, che il sabato è l’ultimo giorno! Oi che bel giorno, non voglio lavorar!”. Fortunatamente il caffè comincia a uscire dalle moke più piccole, dotate di meno inerzia, senz’altro più solerti ma anche meno simpatiche. Qualche APE è costretta a farne senza, ma si consola pensando che potrà sonnecchiare un’altra oretta in macchina prima di raggiungere il sentiero. 

Il primo gruppo è ormai partito e incomincia il secondo giro di moke. 

Il secondo gruppo di api è già pronto a sciamare in direzione San Primo. Si mette a marciare per raggiungere la vetta direttamente dal campeggio (Giro NO OIL). Lasciato il campeggio, dopo un’oretta di sali scendi nei boschi nella conca di Crezzo e qualche breve tratto asfaltato, ecco che arrivano ai piedi del versante da risalire consumando quasi tutto il dislivello positivo del giro. C’è un gran caldo, ma l’ombra del bosco aiuta. Salgono salgono e salgono. Le querce hanno appena lasciato il posto ai faggi. Dopo una breve pausa si ritreranno tutte su una piana da dove si vedono le Grigne e una punta del lago di Como. Le api più premurose cominciano a darsi la crema solare e l’antizecche: siamo quasi al limitare del bosco e cominciano a intravedersi le zone di pascolo e le belle vaccone lombarde.

Salgono fino alla cresta del San Primo, che raggiungiungono camminando su una strada lastricata di roccia bianca. Ed è proprio in cresta che cominciano a vedere i segni dell’antropizzazzione. Due alianti  sfrecciano sopra le loro teste, delle bici con pedalata assistita le infastidiscono e l’impianto di risalita del San Primo è un pugno nell’occhio! Si chiedono come si possa rovinare un così bel paesaggio, e si rispondono che l’uomo è proprio un’animale antipatico.

Nonostante questo, la vista sul lago da entrambi i lati della cresta, e dietro di loro sulle Grigne, è bellissima! La giornata è calda, il cielo terso e l’orizzonte si perde nel verde e nel blu in lontananza. Salgono passando di fianco l’impianto di risalita. Breve pausa per mangiare il desiderato ovetto sodo, ma… ORRORE! Le uova sono crude o volutamente alla coque! 

Qualcuna si ciuccia l’ovetto, altre in un gesto di doppia stizza tirano l’uovo mezzo alla coque mezzo crudo contro l’impianto di risalita. Il pranzo si consuma in vetta  e dopo la foto di gruppo e aver diligentemente incollato l’adesivo “APE Bologna” sulla croce si rimettono in marcia in direzione rifugio sull’altro versante della cresta per bere una birra gelata!

La discesa è vertiginosa. Ricominciano a marciare quando da sopra le loro teste si sente uno “STOOOOOOOP!”. A qualcuna si sono staccate tutte e due le suole dalle scarpe! Per fortuna c’è dello scotch, ma è di colore grigio metallico per cui l’ape con le scarpe rotte adesso sembra una dei Daft PunK. 

Riscendono a rotta di collo, o meglio di scarpa, fino a raggiungere il rifugio e l’agognata birra. Si rilassano un po’, guardano il panorama e alle quindici passate riprendono il tragitto in discesa. Dopo poco più di un chilometro su strada sterrata rientrano nel bosco, e dopo qualche minuto sono alla sorgente del Lambro! Qui ricaricano le borracce con acqua gelida e incontriano un altro gruppo di api in cammino verso il campeggio-alveare. 

L’ultimo tratto le confonde un po’. Sarà per la stanchezza o per il sole in testa che il gruppo di api prende la strada sbagliata. Per fortuna qualcuna se ne accorge in tempo e ritornano sui loro passi; e in mezz’ora rieccole al campeggio, stanche e accaldate ma con gli occhi piene di meraviglia e felici di rincontrare le altre dopo venticinque chilometri di camminata e millequattrocento metri di dislivello! 

Il terzo gruppo di api intermedie e dormiglione, forse il gruppo più numeroso, partirà con estrema calma alle ore 9:30 per raggiungere le sorgenti del fiume Lambro. Senza troppe difficoltà raggiungeranno la sorgente ghiacciata immergendovi piedi e teste. E all’interno del bosco, in una sorta di teatro naturale, addentando con gusto i meritatissimi panini, assisteranno ad uno spettacolo teatrale scritto, diretto, recitato, narrato, cantato e suonato da un ape Milanese. Terminato lo spettacolo il gruppo riparte ma il giro previsto diventa tutt’altro e da tutt’altro le api si dividono in due, una delle due parti si unirà ad una terza parte che a sua volta si era  divisa da qualche altra parte e tra suddivisioni e assembramenti ritorneranno all’alveare cotte e appagate dai loro quasi 20 km.

Ma in questa giornata si è aggiunto un gruppo informale: ape zafira, composto dalle apette azzoppate che non potendo camminare attendono al teknogazebo, a ritmo della canzone d’attesa dell’assicurazione, il rombo del mezzo del Luca che porti l’auto a valle dal Mauri, il carrozziere, uno dei mille Mauri presenti in zona. Affidata la Zafira non resta che ronzare per il campeggio, preparando la cena, assaggiando birrette e vinelli, cercando gli odori tra i prati e riempiendo le sacche per le docce per le apette che torneranno accaldate al campeggio.

Polenta con chilate di burro e formaggio, salsiccia al sugo, verdure grigliate, pescetti fritti e uova crude delizieranno i palati non prima della seconda puntata dell’Assemblea. Le sezioni si raccontano tra fatti e misfatti e insieme si coordineranno per future iniziative.

Appagata la mente e appagata la pancia è tempo di divertirsi.

Partono musiche popolari che raccontano di papaveri e papere come non l’avevate mai sentito prima. Tarantelle e canti anarchici, le apine bimbi si muovono sfrenate e ronzano come se durante la giornata non avessero mosso neanche un aletta. 

Vino, grappe e barattoli di nocino fatto in casa, la serata prende la piega giusta e termina con improvvisati canti e l’edizione aggiornata del tarlo!

DOMENICA

Domenica al campeggio si respira già aria di nostalgia. 

Siamo ancorà li, eppure a breve lasceremo la Conca di Crezzo che ci ha accolte per tre indimenticabili giorni. Dopo l’ultimo match in assemblea, ci lasciamo con appuntamenti mensili e annuali, tante proposte e idee. 

La domenica al campeggio è quel giorno dove le api:

  • divorano a colazione e a pranzo tutti gli avanzi dei giorni prima;
  • ritrovano oggetti smarriti nei giorni precedenti,
  • cercano di non tornare alla propria sezione con l’accollo del campeggio nazionale dell’anno successivo;
  • puliscono e sistemano cercando di lasciare il posto migliore di come l’hanno trovato;
  • risollevano con goffi tentativi le ortensie calpestate per ridare loro nuovamente vigore.

La domenica è il giorno dei saluti e degli abbracci, della speranza di reincontrarsi presto, del sentirsi parte di qualcosa. Qualcosa di grande, iniziato nel 1921 e che continua ancora per andare sempre più in alto e andarci insieme. 

La domenica è il giorno dove lo spirito apeino cosi complicato da descrivere si addensa e prende forma. Ti guardi attorno e vedi solo orizzonti. Ti guardi attorno e vedi le api accerchiate nel loro alveare, e realizzi che non è importante il dove ma ciò che davvero conta è con chi.

Al prossimo campeggio! Zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

P.S.:Le maglie punk di apeBo sono andate a ruba!!!!

P.P.S.: dopo una settimana, ape zafira è tornata lassù a recuperare il vecchio mezzo. Ora siamo tutte a casa! Grazie alle apette milanesi per il supporto!

Sempre più in alto
per una nuova umanità!

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