La vetta degli dei: una maestosa graphic novel dedicata alla montagna

Il più grande mistero della storia dell’Alpinismo mondiale. Una graphic novel divisa in cinque volumi, per oltre 1.600 pagine, illustrate dal giapponese Jiro Taniguchi, che immagina una sua possibile risoluzione, raccontando però non solo le montagne e la storia di chi le ha sfidate, ma affrontando anche i temi dell’amicizia e della solitudine, dell’ossessione e del fallimento. Cinque volumi disponibili alla lettura, al prestito e alla consultazione nella biblioteca apeina.

Tutto parte dal 1924: George Mallory e Andrew Irvine tentano la salita dell’Everest, al tempo ancora inviolato. Nessuno dei due tornerà vivo al Campo Base e, anche se gli esperti sono concordi nel ritenere che i due alpinisti non abbiamo raggiunto per primi la vetta della montagna più alta al mondo, la “leggenda” del loro possibile successo rimane viva tutt’oggi, rafforzata, in coloro a cui “piace credere” in questa tesi, da alcuni indizi (per chi volesse approfondire il tema, ecco un articolo che ripercorre la vicenda e i suoi “misteri”). Di sicuro Mallory aveva con sé una macchina fotografica, che non è stata ritrovata vicino al suo corpo. Macchina che, se venisse alla luce, potrebbe, una volta sviluppate le foto impresse nel rullino racchiuso all’interno, dissipare ogni dubbio (se i due avessero raggiunto la vetta, di sicuro avrebbero immortalato il momento).

Il graphic novel di Taniguchi, tratto dal romanzo di Baku Yumemakura, parte da qui. Ipotizzando che uno dei due protagonisti, Fukamachi, al termine di una sua spedizione in Himalaya scopra, in un negozietto di attrezzature usate, proprio quella macchina fotografica, ritrovandosi in mano la chiave che potrebbe riscrivere la storia dell’alpinismo moderno. Da quel fortuito evento inizia la vicenda personale di Fukamachi e del suo rivale, l’alpinista nipponico Habu Joji, tra sete di scalate e di vita, delusioni e incidenti, rivalità, viaggi e sogni. Una vera e propria “epopea” umana, che vive tra le montagne tratteggiate da Taniguchi nella loro cruda maestà. Vette quasi inaccessibili, dove “vivono” solo i rumori del vuoto: il vento che fa sbattere tende e tintinnare moschettoni, i temporali che non lasciano scampo, il ghiaccio che crepita, con Mallory e Irvine figure sempre presenti sullo sfondo, come a impersonare la “Sindrome del terzo uomo” raccontata mirabilmente da Filippo Tuena nel suo L’ultimo parallelo.

I cinque volumi che compongono La vetta degli dei rappresentano quindi un’immensa (anche per la mole di pagine…) storia di uomini e montagne, in cui perdersi un passo alla volta, prendendosi tutto il tempo che serve per ammirare i paesaggi che Taniguchi, con la pulizia che caratterizza il suo tratto, restituisce in una precisione cristallina.

Paolo, per APE Milano

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