In Val di Scalve lungo il Sentiero della Resistenza gruppo Sella – Lorenzini
In cammino tra paesaggi e storia a passo di racconto lungo la Val di San Giovanni dove la visione della bellezza dei paesaggi si incrocia con la narrazione di un cruento e drammatico scontro tra partigiani e milizie fasciste.
Dati
Percorso ad anello: Mazzunno (Angolo Terme) m. 391 – dosso di Serf m. 1440 – località Prave m. 1167 – malga Pratolungo m. 1478 (quota massima m. 1500)
Sviluppo: 21 km
Ascesa totale: 1110 m D+
Tempo di percorrenza: 7 h (tempo totale pause escluse)
Difficoltà: 3 API (difficile). Il percorso non presenta difficoltà tecniche, ma è necessaria una buona resistenza alla fatica, richiesta dalla lunghezza dello stesso.
Ferruccio Lorenzini nacque a Pegognaga (Mantova) il 6 dicembre 1885, partecipò alla guerra italo-turca del 1911 in Libia. Promosso capitano durante la prima guerra mondiale, fu gravemente ferito mentre era alla guida del 207° reggimento Fanteria, ricevendo per il suo eroismo ben due medaglie – una d’argento e una di bronzo – al valor militare. Venne promosso al grado di tenente colonnello e si trasferì a Desenzano del Garda. Dopo l’8 settembre 1943, nonostante i suoi 58 anni, decise di stabilirsi nei pressi di Polaveno e dove iniziò la sua attività resistenziale.
L’8 dicembre 1943 il suo gruppo di 25 uomini si trovava in bassa Val di Scalve nella zona di Terzano, vicino alle cascine di Pratolungo, dove venne accerchiato da 150 militi delle Brigate Nere della “Tagliamento” agli ordini del maggiore
Zuccari, supportati dal battaglione Ordine Pubblico della Guardia Nazionale Repubblicana fascista
comandato dal maggiore Ferruccio Spadini.
I partigiani, arrivati alla malga di Parolungo la mattina, vennero raggiunti nel pomeriggio dai militari informati da una spia, favoriti anche dalla nebbia che ne impedì l’avvistamento. Dopo un combattimento durato circa due ore i fascisti riuscirono ad accerchiare la malga utilizzando anche delle bombe a mano. Mentre usciva dalla malga cercando di ripararsi altrove, venne ucciso Alessandro Cavalli e feriti gravemente altri quattro partigiani che caddero nella neve – Mario Voltolini, Enrico Stefanic e due giovani sovietici, Ivan e Stefano – finiti poi dai fascisti con un colpo di pistola alla
testa.
Un giovane romano, Armando Pollastrelli, gravemente ferito venne scambiato per morto e abbandonato nella malga. Venne ritrovato due giorni dopo dall’ufficiale di stato civile di Angolo, Luigi Goffi, e dal brigadiere dei Carabinieri Amedeo Fioracci che accompagnarono sul posto il dottor Armando Barbolini: curato e trasferito presso il sanatorio di Borno, venne poi portato all’ospedale di Breno ed infine a Brescia. Una volta ristabilitosi, con il braccio destro paralizzato a causa della ferita, venne incriminato dai fascisti e rinchiuso nel carcere militare di Brescia.
Le Brigate Nere catturarono il Colonnello Ferruccio Lorenzini, Giuseppe “Beppe” Gheda, Gianmaria Bettoni, Vittorio Bartoli, Giuseppe Bonazzoli, Mauro Moneghini, Guido Rallo, Paolo Castrezzati, Girolamo Prosperi, Dante Rossi, Pierino Berardi, Ettore Gelmetti, Antonio Sbaraini, Jorghu Questas, René Renault. Altri tre appartenenti al Gruppo Lorenzini – Lorenzo Galli, Giuseppe Bottarelli, Alessandro Battaleni – furono arrestati il 10 dicembre a Boario dove si trovavano in licenza breve. Venne arrestato anche Tancredi Mascherpa, grande invalido di guerra e reduce della campagna di Russia, facendo salire complessivamente a 19 il numero dei ribelli catturati.
Dopo una pubblica bastonatura e la messa alla berlina nella piazza di Darfo, che ora porta il nome del Colonnello Ferruccio Lorenzini, i partigiani vennero trasportati a Brescia ed incarcerati nelle prigioni del Castello. Il 31 dicembre il Colonnello ed altri 9 partigiani vengono processati. Ferruccio Lorenzini, Paolo Bonassoli, René Renault e Costantinus Jorghu sono condannati a morte mediante fucilazione, gli altri a pene detentive da dieci a venti anni e trasferiti nel carcere di Brescia dal quale evaderanno la notte del 13 luglio dopo il bombardamento della città e dello stesso carcere.
La fucilazione avvenne all’alba del 1° gennaio 1944 in un campo oltre il Mella.
Presente accanto al Rifugio a Pratolungo un cippo che ricorda questo tragico avvenimento della Resistenza Camuna.
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