E’ giunta l’ora

Capita anche a voi di restare in quel perenne dormiveglia prima di una gita APE? Un misto di impazienza, adrenalina positiva e preoccupazione che la sveglia non suonerà o se lo farà sarà a un orario autogestito. Da lei. Per non farmi mancare proprio nulla ecco la mazzata finale: lo scatto dell’ora solare. Mi alzo dal letto gattonando come se stessi guadando il fiume di un percorso militare ma in qualche modo mi rimetto in piedi nel silenzio della notte, con la caffettiera che bofonchia e la marmellata più solida del cemento.

In questo stato da World Z mi incontro a Piano Terra con gli altri apeini e apeine che arrivano alla spicciolata ognuno con in dote un effetto post traumatico da cambio dell’ora. Chi chiede che giorno sia, chi passa due volte davanti a PT tirando dritto e chi, e sono i più gravi, non hanno ancora la tessera! Il dottor Alex prende in mano la situazione e inizia lo spaccio di moduli conteggiando accuratamente il numero di tessere. I dottori con la matematica non vanno molto d’accordo e quasi subito la situazione s’ingarbuglia ma grazie all’aiuto di Giovanni iscrizioni completate. 

La pattuglia si distribuisce equamente su tre macchine, con la nostra all’insegna della pennica rigenerante nei sedili posteriori e chiacchiere sussurrate, intervallate dalla voce della signorina del google maps, nei posti che contano. Arriviamo al punto di arrivo con un pochino di fatica ma è nulla in confronto al parcheggio Tetris che è costretto a fare Damiano. Chapeau.

Iniziamo a conoscere i ragazzi e le ragazze del FOA Boccaccio di Monza che sono tanti, colorati e pieni di energie. Siamo grossomodo una cinquantina, l’uscita è già un successo.

A farci da guida storica sui sentieri partigiani c’era Eugenio, il papà di Alex, il nostro Sandro Pertini (Cicerone troppo banale, Virgilio troppo toscano…e poi avevamo già Boccaccio).

Di buona lena partiamo e fin da subito il percorso sale dolcemente prima passando da un piccolo caratteristico abitato per poi inoltrarci nel bosco. La prima parte si inerpica che è una bellezza e il gruppo in fila indiana si sparpaglia sia per ragioni di fiato che di abbigliamento troppo invernale. Ci ritroviamo tutti accaldati e in maniche corte al primo avamposto partigiano. Ascoltiamo attentamente la sua storia, ci rifocilliamo il giusto e i più temerari usano persino il bagno.

La ripartenza ci permette di mescolare apeini e ragazzi e ragazze del Boccaccio in una contaminazione fatta di ascolto, sguardi e condivisione della fatica che il sentiero ci propone a tratti. E’ una serie di saliscendi che ci porta all’Ape di Era che ci accoglie con il suo paesaggio da villaggio stregato. 

Uno spettacolo di armonia tra natura e opera dell’uomo.

Le borracce richiedono un rabbocco, le gambe esigono un po’ di riposo. Due chiacchiere e si riparte salutando sul sentiero alcuni locali intenti a recuperare il legname. La salita torna a farsi sentire costeggiando la valle tra scorci mozzafiato e tornanti attorcigliati come serpenti.

Le terre alte, immancabilmente, dopo tanti sbuffi e fiato corto ti ripagano sempre. Arriviamo in un magnifico prato con la vallata a farci da balcone naturale. Tutti insieme a mangiare bere e con le immancabili chiacchiere sociali.

All’allegra comitiva si unisce infine anche Jacopo (con il suo papà) che ha fatto tutto grazie alla sua caparbietà, passo dopo passo, senza perdersi d’animo mai. Un piccolo grande guerriero. La standing ovation scaturita dal cuore era inevitabile.

L’ultimo racconto di Eugenio è il più emozionante ed ha il pregio della sincerità nel raccontarci quello che è veramente accaduto in queste terre, senza leggende o congetture ideologiche. La resistenza ha avuto tante sfaccettature, storie tragiche ed eroiche ma ogni singolo uomo e donna che ha rifiutato di essere fascista merita sempre e solo il nostro più sentito ringraziamento.

“Il peggior male che ci ha fatto il fascismo è stato quello di averci costretto a imparare a uccidere” – un pensiero partigiano che non dimenticherò mai.

In questo clima di orgoglio antifascista scatta l’ora della foto di rito. La bandiera gialla dell’APE al fianco dello striscione “Make Antifa Great Again” e della bandiera palestinese con la certezza di ritrovarsi insieme a sostenere le lotte di liberazione dei popoli ieri come oggi.

La discesa è spettacolare. Prima stretta per poi aprirsi in un sentiero fin troppo generoso ci consente di ammirare la valle Meria in festa dai colori primaverili e le bellezze naturali come la Grotta Ferrera, citata da Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico, affascinante quanto misteriosa.

Senza accorgercene arriviamo alla fine della giornata e tra un gelato, un cappuccino con panna e boccali di birra ci salutiamo cordialmente con tutti e tutte per tornare alle rispettive macchine con la preoccupazione del traffico domenicale.

Sulla via del ritorno parliamo di Finlandia, letteratura russa, dei dispotici meccanismi della comunicazione, dei cinesi privi di fantasia, dei libri sull’amazzonia e sugli effetti collaterali di quando si è innamorati.

Arriviamo a Piano Terra. Sono stanchissimo ma felice, un’uscita magnifica in cui ho conosciuto bellissime persone con cui non vedo l’ora di camminare nuovamente insieme per conoscerle un po’ di più. 

Un caloroso abbraccio a tutti e tutte di FOA Boccaccio, compagni scanzonati e divertenti.

Ape sta crescendo e la mia personale sensazione è che il bello debba ancora venire.

Per cui fate girare la voce perché le terre alte hanno bisogno di incondizionato amore e quotidiana lotta.

Lorenzo per APE Milano

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