Di ritorno dalla Val Codera

È domenica 6 marzo e il posto del ritrovo non è come per tutte le altre gite a Piano Terra, bensì in Stazione Centrale per la prima gita sociale NO OIL del gruppo del weekend, perché in realtà il primato di “prima gita in treno dell’anno” è del gruppo Infra, che ci ha battuto con l’organizzazione della gita del mercoledì precedente. Il viaggio in treno non è lungo, meno di un paio d’ore per arrivare fino a Novate Mezzola, compreso il cambio a Colico, ma questo dà la possibilità ai tanti e tante apeini nuovi di fare conoscenza tra di loro e chiacchierare un po’, anche con qualche camminatore tedesco mal equipaggiato che per errore si stava infiltrando nel nostro gruppo. 

La destinazione è la Val Codera, valle laterale della Val Chiavenna la cui peculiarità è quella di essere l’unica valle della provincia di Sondrio non accessibile in altro modo se non a piedi o con l’elicottero; per anni isolata rivive oggi una seconda primavera per gli appassionati dell’escursionismo, resistendo allo spopolamento che oramai caratterizza gli ambienti montani. La valle è celebre anche per essere stata punto focale della Resistenza lombarda: base delle Aquile Randagie, gruppo scout che continuò a riunirsi illegalmente dopo lo scioglimento ufficiale dell’associazione durante il periodo fascista e che aiutò a superare il confine con la Svizzera più di duemila persone; e luogo attraverso il quale dovette ritirarsi la 55° Brigata Fratelli Rosselli nel dicembre del ’44 per scappare ai rastrellamenti della Valtellina e Valsassina.

A poca distanza dalla stazione, in località Mezzolpiano (m. 316), inizia già il sentiero che sale ripido con grossi gradoni e stretti tornanti; il gruppo affronta la salita con ritmo sicuro con un’unica certezza: “poi spiana”. E se non è la salita a rompere il fiato lo è il panorama una volta arrivati in cima a questo tratto che voltandosi indietro si apre mostrando il lago di Novate Mezzola da cui siamo partiti e il Pian di Spagna. Da qui inizia un sentiero di piacevoli saliscendi che attraversano boschi di castagni e tratti coperti da gallerie paramassi, passando per Avedèe (m. 790), borgo ormai disabitato. 

Infine arriviamo a Codera (m. 825), paese attualmente abitato stabilmente da meno di una decina di persone ma che nei secoli ha accolto una ben più vasta comunità, sempre separata dal resto della valle in una sorta di microcosmo autonomo; oggi incontriamo più persone del solito, per via della festa per la sgranatura del mais che si è svolta nella mattina e che, ahimè, ci siamo persi. Ci fermiamo per un’oretta per riposare e mangiare il pranzo al sacco proprio all’inizio del paese di fronte alla Chiesetta e al primo rifugio del paese e, dopo una breve divergenza con l’avifauna locale, riprendiamo il nostro cammino, attraversando un ponte sul torrente Codera che divide la valle e proseguendo sul versante opposto in direzione San Giorgio. 

Il sentiero prosegue fino a intercettare il tracciolino (m. 910), vecchia strada che procede ad altezza costante sul fianco della montagna e che veniva utilizzata in passato per collegare una centrale idroelettrica oggi seconda via di accesso alla valle. Raggiungiamo quindi la frazione di San Giorgio (m. 749), ci fermiamo brevemente per la foto di rito per poi proseguire attraverso una ripida discesa che chiude l’anello fino a Novate Mezzola. 

Teniamo un buon passo per tutta la discesa, per la paura di non arrivare in tempo in stazione per il treno di ritorno, che passa ogni due ore, e non ci accorgiamo quasi di arrivare al punto di partenza con largo anticipo, che ci permette, oltre che di prendere il primo treno delle 17:42, anche di sostare nel bar del paese per una birra ristoratrice. 

Il ritorno passa velocemente, in un treno ben più affollato di pendolari rispetto a quello dell’andata e arrivati in Stazione Centrale ci salutiamo, felici di questa esperienza, a contatto con la natura e immersi nella storia.

Appuntamento alla prossima gita, il 27 marzo in Val Tartano!

Silvia, per APE Milano

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