Di ritorno dalla Bocchetta di Val Massa

Il racconto di Chicca della gita sociale alla Bocchetta di Val Massa alla scoperta delle più imponenti e spettacolari fortificazioni della prima guerra mondiale di tutta la Vallecamonica.

Domenica 2 ottobre 2022: Salirò salirò salirò fino a quando sarò un puntino lontano!
Stavolta si parte ad equipaggio ridotto (sarà stato il dislivello a scoraggiare?): una 3 api e mezzissimo ci attende, ma ne siamo ancora ignari. Il cielo splende e, lungo il tragitto camuno, ci concediamo una pausa caffè e dolci da S42 (apprendo dagli esperti che la sosta da Salvetti è un must). Io mi gusto una pasta al ribes e sambuco in onore dei frutti dei boschi che tra poco ci accoglieranno. A Villa Dalegno ci troviamo circondati a 360 gradi da un panorama che ci dà subito la carica e, a passo energico, attacchiamo la salita che da subito e fino in cima si rivelerà inesorabilmente ripida: 17 baldanzosi apeini sfidano il dislivello e la superstizione che suggerisce il numero. Bendi, Leda, Omar, Giuseppe, Cristiano, Il Betta, Manuela, Gessica, Dado, Paola, Stefano, Fabio, Aura, Ignazio, Massimo, Moi (Chica) e, alla testa del drappello, Luigi, che da bravo segugio si lancia in avanscoperta e ritorna, rifacendo il tragitto più volte – che schiappe questi umani, avrà pensato!

A tratti ci ricompattiamo, in puro stile Ape, e, a fisarmonica passo passo, avanziamo lungo un sentiero che da cemento si fa erboso e poi pietroso. A metà strada ci immergiamo in una trincea che, in contrasto con il sole quasi abbagliante, ci avvolge come un nero labirinto. Poi partiamo lesti via via di nuovo verso l’alto. Salendo e volgendo lo sguardo a destra si ha la sensazione di rivedere come in un universo parallelo, la colonna di apeini (fra cui anche alcuni dei presenti) che meno di un mese fa hanno scalato il monte Tonale occidentale e percorso il sentiero ad anello che taglia netto il monte che si vede in lontananza.

Tra sogno e realtà dopo alcune ore, facendoci coraggio a vicenda, raggiungiamo felici e orgogliosi la bocchetta. Che ci compare netta come una forcella su cui sta disteso un lungo bracciale di pietra con incastonati quadrati neri che altro non sono, appena li possiamo vedere da vicino, che feritoie dalle quali nella Grande Guerra – quindi già un secolo fa (e a pensarlo ‘trasecolo’) – ragazzi molto giovani avranno sbirciato e purtroppo sparato sperando di portare a casa la pelle. Chissà se la vista magnifica dell’Adamello innevato, la cima Plem e le altre creste che ci circondano, nella loro magnificenza, furono a tratti per loro di conforto o consolazione…

Ignazio stappa la bottiglia per i suoi 60 e posa da bravo apeino-immagine a torso nudo a 2500 metri (il mondo alveare funziona all’inverso). Assistiamo al ritrovamento miracoloso di un orologio in trincea (perso poche ore prima, non un cimelio). Segue bellissima foto di rito con bandiera. Poi l’inevitabile ‘diaspora’ (siamo truppa anarchica, si sa): alcuni si lanciano ancora più in alto, oltre il ‘braccialetto’ di pietre a percorrere un attraente ‘anellino’, altri ripartono verso il basso, temendo la quasi inevitabile coda di ritorno. A Edolo sosta breve per aperitivi e gelati in un bar quasi chic. E poi via via verso la città. Ecco, così finisce questa favola breve e se ne va, ma aspettate e un’altra ne avrete… tra 15 giorni circa. Ricevuto il testimone da Silvia lo ‘lancio’ al prossimo cantastorie.

ape brescia, bocchetta di val massa

Sempre più in alto
per una nuova umanità!

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