Di ritorno dal Sentiero del Viandante
Il Sentiero del viandante: Varenna-Dorno, 19 aprile 2023, cronaca molto semi e ben poco seria del trekking 2 api (1 e ½ al massimo, dicono i partecipanti).
Ritrovo h.8 in stazione Centrale, siamo in 8: 7 “storici” e una “nuova” (speriamo che pedali…); in treno per Varenna-Lierna, carburiamo con focaccia (passabile) e impagabili sfogliatelle portate a mano da Napoli-Napoli.
A Varenna ci riempie gli occhi un cipresso alto una ventina di metri (misura a occhio presa grazie alla vicina casa di tre piani), così dritto che sembra dipinto su sfondo cielo: mano di uomo lo terrà così ben potato? Con quale piattaforma aerea? – ci chiediamo. Fuori paese, si prende il sentiero per Vezio, che si arrampica sulla costa della collina, una prima rampata decisa su per boschi di castagni e faggi (la “nuova” si spara subito un Ventolin, con visibile preoccupazione del capoclasse: cominciamo bene…) con filari di ulivi e scorci di Varenna in basso.
Attraversando la provinciale per Esino, riprendiamo poi il sentiero Varenna-Bellano-Esino che alla nostra sinistra si spalanca sulla cartolina del lago di Lecco: cielo celeste, acqua azzurro argento, quattro barche a vela disegnate sopra, e il verde cupo della costa scoscesa dall’altro lato: in basso, più avanti, il bianco-intonaco e rosso-tegole di Bellano che s’infila a triangolo nel lago. La camminata in costa è un paradiso di colori e silenzi.
Rientriamo nel bosco e scavalchiamo il torrente Pioverna, sporgendoci dal parapetto in pietra alto fino al mento per un assaggio dell’Orrido di Bellano, inaspettata e profondissima spaccatura verticale fra rocce e arbusti, che ci lasciamo sulla destra.
A Bellano, passiamo davanti alla tardo-quattrocentesca ex-chiesa dei santi Rocco e Sebastiano, ora Sacrario dei Caduti, come chiariscono ai profani il metro e mezzo delle due bombe recuperate dalla Grande Guerra “donate dalla città di Chiavenna” e messe in piedi davanti alla soglia.
Fotografata dall’alto Bellagio sullo sfondo, nuova rampata a gradoni per raggiungere, nella frazione di Lezzeno, il Santuario della Madonna delle lacrime dove, tra le case di sasso tenute dritte dagli archi sopra le stradine fra un edificio e l’altro, uau, ci si appollaia su mensole in pietra e muretti a… secco per il pranzo al… sacco: banane (molte), polpettone, pizzette, panini vari, salame, cioccolato, taralli maxi, vino rosso (eh, sì) e perfino caffè ancora caldo!
Si riparte in discesa, lungo un largo sentiero di ciottoli tra i boschi fino alla statale che ci porta in stazione a Dervio: gruppo, al solito, in scioltezza; la “nuova” tutta storta – colonna, spalle, equilibrio – e appesa al fortebraccio del capoclasse. Ma prima, doverosa sosta al locale bar sport: spritz (il più gettonato), birrette e caffè.
Animali incrociati lungo il percorso: un capriolo (spaventato), mucche (serafiche), capre e caproni (rigorosamente all’ombra dell’ultimo sole), asini (ruminanti) e una coppia germano+anatra-consorte (fra le fresche frasche).
Chiacchiere su: intelligenza artificiale (meglio che il piano energetico nazionale lo faccia ChatGPT, o chi per esso, oppure un umano sottoposto a interessi/limiti più o meno gravi?), eroinomani di ieri vs nerd di oggi, vasche e bonifica per evitare che scolmi il Seveso, e altro assai.
Ore 17,40: arrivo a Milano. Baci e abbracci, appuntamento al 25 aprile per pranzo apeino e corteo: “Il ricordo di quei giorni sempre uniti ci terrà”.
Giulia per APE Milano
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