Di ritorno dal campeggio di Temu’
“Piste sul Tonale Occidentale disastro ambientale. Basta cemento”. Un racconto a più voci della
due giorni in Alta Valcamonica e il nostro NO a nuove piste di sci sul Monte Tonale Occidentale.
L’ antefatto (Marco)
Il Comitato MTO2694 si sta impegnando per fermare la realizzazione di un nuovo impianto sciistico al Passo del Tonale, che causerebbe ingenti danni all’ambiente e al patrimonio storico culturale. Abbiamo incontrato il Comitato per la prima volta il 17 novembre 2021 in occasione della conferenza stampa che si è tenuta a Breno, nei locali della Comunità Montana di Valcamonica. In quella occasione è stato presentato il dossier con cui il Comitato ribadisce il proprio NO all’ampliamento del demanio sciabile in Alta Valcamonica e in particolare sulle pendici del Monte Tonale Occidentale. Un progetto impattante, che prevede due impianti di risalita, cinque stazioni per le cabinovie, un nuovo rifugio, un parcheggio e 10 km di nuove piste da sci.
Nella conferenza stampa il Comitato MTO2694 aveva sottolineato come il versante del Tonale sia un territorio fragile, ricco di ambienti naturali straordinari e di biodiversità. L’impatto di queste opere deturperebbe irrimediabilmente gli ecosistemi presenti, incidendo su aree protette da tutelare. Le dorsali del MTO presentano inoltre numerosi reperti e vestigia risalenti al Primo Conflitto Mondiale di notevole pregio, come mulattiere e trincee.
Il progetto prevede anche il disboscamento di parte della Valle del Lares e ingenti movimenti di terra in un area che rientra nella categoria ”a pericolosità molto elevata per il rischio valanghe”. Altri elementi critici riguardano il fatto che in un periodo caratterizzato da cambiamenti climatici con l’innalzamento delle temperature costruire piste da sci a bassa quota (per di più esposte a sud), con conseguente innevamento artificiale che richiede dispendio di acqua ed energia appare del tutto fuori luogo e anacronistico.
Venerdi 4 marzo presso lo Spazio Contemporanea di Corsetto Sant’Agata a Brescia , su iniziativa di singoli cittadini amanti della montagna, si è tenuto un incontro sul tema dell’ampliamento del demanio sciabile dell’Alta Valle Camonica. A parlare del progetto, che consente di fatto una colata di cemento sul Monte Tonale Occidentale, i portavoce del Comitato MTO2964. Come Ape Brescia siamo intervenuti esprimendo il desiderio di vedere da “vicino” i luoghi dello scempio e annunciando quindi l’intenzione di voler organizzare una escursione sul MTO.
Intanto a fine giugno 2022 il Comune di Ponte di Legno (Brescia) ha approvato l’ampliamento dell’area sciabile “Medio Tonale-Cima Sorti Tonale Occidentale”. L’Amministrazione comunale guidata da sindaco Ivan Faustinelli ha dato il via libera al progetto, con un investimento complessivo da 85 milioni di euro (di cui 25 da Regione Lombardia) per la realizzazione dei nuovi impianti, oltre a un bacino per l’innevamento artificiale.
Gli esponenti del Comitato sono scesi nuovamente a Brescia per parlare della questione il 22 agosto alla Festa di Radio Onda d’Urto, incontro che ha avuto una grande partecipazione. Nel frattempo come Ape Brescia, dopo aver trovato la quadra con il Comitato sulla scelta della data, abbiamo messo a punto l’organizzazione della nostra “due giorni”, che ogni anno facciamo a settembre. Ospiti del Camping La Presanella di Temù, sabato 3 settembre siamo saliti al Garibaldi e domenica 4 settembre al Monte Tonale Occidentale. Con noi attivisti del Comitato MTO2694, di Ape Milano e Kamunia Escursionismo.
Arrivati in vetta al Monte Tonale Occidentale abbiamo esposto lo striscione “Piste sul Tonale Occidentale disastro ambientale. Basta cemento”.
Il primo giorno (Alice)
Il ritrovo è di quelli impegnativi, ore 6; di quelli che quando punti la sveglia alle 4:45 per avere il giusto tempo per capire chi sei , farti un caffè e riempire lo zaino delle ultime cose, l’unica domanda che ti frulla in testa in carattere 72 e in grassetto è: “ma perché ?”. Arrivata alla fermata metro Prealpino vedo subito facce amiche che mi fanno sorridere già di prima mattina e so che saranno mie compagne di questo bellissimo weekend insieme.
Il viaggio inizia in direzione Temù, con una piccola pausa caffè. Arrivati al campeggio Presanella appoggiamo i bagagli nelle nostre casette prenotate e dopo poco ci si prepara per iniziare a salire per raggiungere la meta di oggi: il Garibaldi. Il tempo non è il massimo: fresco, nebbiolina, pioggerellina, ma a ripensarci è stato il clima ideale per compiere quella camminata. Non oso immaginare come sarebbe stato fare l’ultimo tratto di salita chiamato “ il calvario” con un sole cocente sulla testa!!
Con Ape non c’è competizione, è ben chiara la dinamica di gruppo: ci si aspetta spesso durante il cammino e si resta in contatto con delle radioline per non perdere nessuno. Quindi durante il tragitto ti senti tranquillo, trovi sempre un compagno di viaggio che ha più o meno il tuo stesso passo, e anche una come me, non proprio montanara per eccellenza, si sente adeguata alla passeggiata proposta.
Anche i bimbi hanno fatto parte di questa meravigliosa impresa; non fino alla cima, ma per un bel pezzo di cammino hanno assaporato l’avventura, le sue bellezze e le sue fatiche! Il sentiero inizialmente è abbastanza ripido e su di una strada sterrata a curve. Ad un certo punto a sinistra si incontrano dei laghetti e dopo poco delle dighe che sembrano paesaggi lunari; qui la strada è piacevole e sembra dare un po’ di tregua alla salita iniziale. Ad un certo punto sulla destra si trova un piccolo sentiero che nuovamente si arrampica sulla montagna fino all’incontro del calvario e poi il rifugio Garibaldi.
L’arrivo al tanto atteso rifugio, a 2550 MT, mi mette allegria e soddisfazione. Da fuori, prima di entrare, guardo attraverso la finestra del rifugio e vedo la maggior parte dei compagni Ape che sono già arrivati.. sorrido per il piacere di vederli e per la felicità per esserci arrivata anche io, coi miei tempi ma sono lì anche io!!
Dopo il caldo torrido di questa estate, non finita ancora del tutto, non avrei mai pensato di ritrovarmi ad ordinare una tazza di minestrone bollente, ma solo quello mi poteva rimettere in sesto visto il freddino di questa giornata.
Foto Ape di rito scattata da un bambino del rifugio, seconda foto che comprende la scritta del nome rifugio (dimenticata dal bambino, ma che non poteva mancare!) scattata da un tizio appena arrivato alla meta, e siamo pronti per riavviarci per la strada del ritorno. Anche il rientro è condito da chiacchiere, risate e momenti in solitaria che mi aiutano a pensare e a godere del paesaggio e del silenzio intorno a noi, così come del profumo di natura che so già mi accompagnerà per i prossimi giorni.
Arrivati in campeggio ci ritroviamo per una breve riunione, occasione di scambio di idee e riflessioni per le prossime attività di Ape. Mi rendo conto di quanto Ape sia una realtà in movimento, in rete, attenta agli altri e a ciò che è intorno a noi; appoggia ideali e iniziative che hanno un certo tipo di storia e rappresentano il nostro presente. Mi piace ciò che sento. Mi sento arricchita. Sento di essere nel posto giusto con le persone giuste.
Dopo una meritata doccia ci si ritrova per mangiare pasta al pomodoro, formaggi, torte salate e frittate, preparate un po’ da tutti noi. Il tutto accompagnato da numerose bottiglie di vino ed una chitarra che subito scalda l’atmosfera e diventa la partenza di una serata con canti e risate!
Il secondo giorno (Matteo)
Le linee disegnate dai sentieri ci parlano della loro storia. Le strade militari salgono con regolarità, per tornanti ben raggiati e superano le asperità delle pendenze con piccole grandi opere di ingegneria d’alta quota. I sentieri del lavoro solcano invece dritto per dritto i pendii più scoscesi: quelli dei boscaioli e dei carbonai si inerpicano per costoni di bosco, quelli dei pastori sono tracce accennate nell’erba di erti prati. “Prest a pàrter, prest a turnà, prest a mörer”.
Ieri salivamo al Rifugio Garibaldi per il sentiero conosciuto come “il calvario”, che ci raccontava delle paure e delle fatiche ciclopiche dei costretti alle armi che lo costruirono e lo percorsero durante la grande guerra; oggi siamo invece al Passo del Tonale e stiamo sudando su una strada di servizio alle piste da sci. Anche le strade che servono i comprensori sciistici salgono ripide per i versanti, mantenendosi nei pressi della linea degli impianti di risalita; sono pensate per essere percorse con potenti mezzi a motore e sembra non abbiano un’anima. Sono solo lo sfregio di una pala meccanica sul volto della montagna.
Fa ancora molto caldo e il sole ci bersaglia senza tregua mentre camminiamo nel largo solco di terra e sassi; del resto siamo sul versante solatio. Ma come si riesce a mantenere una pista dove i raggi battono per l’intero arco della giornata? E come si può pensare di costruire proprio in lì dei nuovi impianti? Perché è esattamente quello che rischia di accadere: 80 milioni di euro di finanziamento pubblico, nuovi impianti, nuove piste, nuovi sistemi di innevamento artificiale e una cima spianata.
Siamo qui per questo in fondo, non perché ci piaccia camminare per questa brutta strada: vedere da vicino i luoghi dell’ennesimo scempio, ascoltare la voce di chi si sta opponendo sul territorio a questo progetto, portare loro il nostro sostegno. Messa alle spalle questa parte di salita, sostiamo nei pressi del Laghetto di Bleis, all’esterno di una struttura chiusa che sorge all’arrivo dello skilift; “rifugio” recita l’insegna. Qui gli attivisti del Comitato MTO2694 ci raccontano dei luoghi che stiamo attraversando, delle loro particolarità ambientali e storiche e di come si andrà ad impattare con gli interventi previsti. Amano la montagna, ma non ragionano per parte presa; sono molto concreti nello smontare le insensatezze e le contraddizioni di questo progetto.
Poi ripartiamo, puntando la cima del Monte Tonale Occidentale; il sentiero corre ora su una cresta aerea tra i resti delle trincee e qui il panorama è grandioso, a 360 gradi. Di fronte a noi, sul nostro senso di percorrenza, i giganti di granito del gruppo dell’Adamello e della Presanella ci buttano in faccia la loro bellezza severa e la loro sofferenza: la Vedretta della Presanella e il ghiacciaio del Pisgana che arretrano inesorabilmente, scoprendo detriti e placche montonate e la figura geometrica e artificiale del sudario che trattiene le spoglie del Presena, ci ricordano una volta di più quanto sia anacronistico questo progetto. Inseguire ancora lo stesso modello di sviluppo, anno dopo anno sempre più energivoro, che non si sostiene più nemmeno economicamente, se non fagocitando enormi risorse pubbliche, è un insulto alla crisi climatica e sociale che viviamo.
In cima ci godiamo la meraviglia, le chiacchiere e le risate tra noi e prima di iniziare la discesa apriamo lo striscione che abbiamo preparato e ci prendiamo qualche foto, per ricordarci della giornata e rilanciare il nostro messaggio: basta cemento sulle montagne!
Torniamo al Laghetto di Bleis per l’altro lato della cresta del Tonale occidentale e ci dirigiamo verso Cima Sorti, per completare un giro ad anello. Ora le linee sono ancora quelle morbide di un sentiero militare; lungo i panoramici traversi i muri a secco, i resti delle trincee e dei baraccamenti ancora ci parlano.
Le montagne sono il nostro posto, il nostro spazio condiviso, ma noi non ne siamo i padroni.
Con gli occhi dei bimbi (Francesco)
I bimbetti non tengono il passo quanto vorresti, ma hai comunque modo di spiegare i progetti devastanti previsti per il Monte Tonale Occidentale, in passeggiate dove la banalità di “ma non ce ne sono già troppe di seggiovie?” “Ma le piste dove batte il sole non è uno spreco di acqua e neve, che si scioglie subito?” “Ma questi pali enormi davvero servono solo in inverno?” diventa sacrosanta verità. Sempre guardare il mondo dagli occhi dei bimbi.
Le conclusioni (Francesca)
Vivere la montagna è sempre un’avventura piena di variabili ed imprevisti. Non si sa mai esattamente come andranno le cose, se il tempo sarà bello, se il sentiero sarà praticabile o mal segnato, se il ritmo del proprio passo corrisponderà alle aspettative. La certezza è che si vivrà un’esperienza di bellezza, di condivisione e di stupore se si saprà essere in ascolto di ciò che si sta vivendo. Sarebbe bello che i nostri nipoti possano vivere ciò che a noi è stato concesso, ma perché questo avvenga è necessario preservare le nostre montagne, che purtroppo facilmente sono vittime di logiche di convenienza che nulla hanno a che fare con il bene del territorio in cui viviamo.
Sul Monte Tonale Occidentale è in progetto un nuovo impianto sciistico che risponde ad interessi privati e realizzato con fondi pubblici. Questo progetto è guidato da logiche totalmente anacronistiche rispetto alla situazione climatica che stiamo vivendo e non tiene in considerazione evidenti situazioni di difficoltà già esistenti su altre piste prossime al nuovo impianto in progetto.
Vedere in prima persona questi luoghi ed ascoltare i membri del comitato MTO269 4 è stato decisivo per comprendere quanto questo progetto sia insensato e poco lungimirante e perché andrebbe fermato.
Oltre alla consapevolezza rispetto ai progetti che riguardano il Tonale e la possibilità di manifestare per questo, il campeggio APE ci ha permesso di vivere la bellezza della condivisione, la forza della semplicità con i compagni di strada vecchi e nuovi, con i quali il confronto è sempre ricco e generatore di riflessioni e progettazione di eventi futuri, contraddistinti dai valori che accomunano i membri dell’APE.
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