Di ritorno da Stanco
Sappiamo bene che APE non è “portare le persone a camminare”, ma all’inizio di ogni camminata c’è sempre un qualcun* a cui tocca guidare. Chi guida porta. Ma non questa volta! Il ritrovo è in stazione a Bologna, binario 7-ovest, partenza 9:04.
LA PARTENZA, SEMPRE LENTA.
Scelta consapevole per consentire a tutte di godersi il viaggio e allo stesso tempo scansare le ritardatarie della domenica mattina. E’ il capotreno a “portarci” all’inizio di questo nuovo cammino e nonostante la puntualità estrema di 21 API (di domenica mattina), la mattinata inizia con un bel ritardo causa scambiatore deviato con scappellamento a destra.
NEBBIA VS. SOLE
Scendiamo alla stazione di Vergato con 30 minuti di ritardo, siamo in tante e prese bene. Abbandoniamo quel nebbione di Bologna che oramai ci perseguita da 10 giorni, e un sole caldo, a dir poco primaverile ci pervade il corpo. Il cielo è bello limpido, azzurro con qualche nuvola di panna montata, l’aria pulita e fresca. Spendiamo due parole sull’APE per chi non ci conosce e che si trova con noi per la prima volta, ci contiamo, e contandoci tentiamo di memorizzare nomi e volti. Partiamo.
I primi 2 km di asfalto ci preparano alla salita che è abbastanza scivolosa, tra fango e fogliame bagnato “si sblisgaaa”. Ma da quando inizia la pendenza ha inizio anche lo spogliarello.
Da Vergato a Stanco di Sotto sono 2 ore di salita continua, dolce ma continua. Un passo dopo l’altro, un passo deciso e attento sotto un sole che aumenta la propria intensità e si fa sempre più alto.. e cocente.
Continuiamo a camminare(uffh! e via il giubbino…) tra lo stupore di ritrovarci con almento 15 gradi centigradi in più rispetto a Bologna(e via anche il bel maglione di pile).
Abbiamo lasciato Bologna grigia e umida(e via la maglietta tecnica a manica lunga) con quello strato di brina che ricopre il tutto la mattina presto (e via anche cappellino e sciarpe) e non ci aspettavamo quelle guance arrossate e fronti perlinate di sudore(via i pantaloni in pile per un ape sull’orlo dello svenimento da calore!). Arriviamo grondanti a Stanco di Sotto (stanchi?!) passando per Ca’del Sarto.
A STANCO
Stanco di Sotto è una località che sembra uscita fuori da un libro di fiabe. Oggetto di un accurato restauro, un borgo ricamato da vasi e fiori alle finestre e con una meravigliosa vista panoramica sulla Val di Reno. Sullo sfondo scorgiamo il trapezio del Corno alle Scale e una microscopica piazzola innevata di Monte Cimone.
Risaliamo Stanco di Sotto per giungere a Stanco di Sopra, dopo esserci dissetate alla fonte pubblica che divide i due borghetti.
Ci fermiamo al cippo, luogo di un eccidio che si è consumato il 23 luglio 1944. Alcuni partigiani della brigata Stella rossa Lupo tesero un agguato ad un’auto tedesca, lungo la strada Vergato-Grizzana, nei pressi di Bozzo (Grizzana) su Monte Stanco. Un reparto di SS rastrellò una decina di persone, tra le quali alcuni sfollati di Bologna. Furono scelti a caso sette uomini subito fucilati e lasciati insepolti, quale monito alla popolazione. E’ il momento del ricordo.
Un altro sentiero percorso da locali, ci permette di iniziare a costeggiare il complesso della Rocca, dove affioramenti di arenaria creano profili misteriosi.Anche qui il territorio è recente memoria di tristi ricordi di guerra e alcune trincee si perdono sul crinale alla nostra sinistra.
Gli stomaci borbottano e sentono l’orario del pranzo. Poco prima di entrare nel borgo seguente, sulla destra un soleggiato pratone accoglie le nostre natiche e i rumori dei cartocci, delle vaschette e le descrizioni delle produzioni dei cibi fanno da sottofondo alla pausa meritata.
ATTILA?
Ci immergeremo ora in un altro vecchio borgo, quel di Castellaro di Tavernola del XIV secolo, prima di giungere sotto alla Rocca, dove ammiriamo gli imponenti profili arenari precedenti, ma dal basso. “Ma era là Attila?”
La scrâna (sedia in dialetto locale) si presenta scavata nella roccia, in cima al profilo che osserviamo. Qui il binocolo è molto d’aiuto. Gli storici si domandano ancora il perché di quella ‘sedia’.. punto di controllo sulla Val di Setta?
IL RITORNO, VELOCE.
Lasciati i colori gialli delle foglie del castagno, si comincerà a scendere per il nuovo sentiero CAI 063 fino all’incrocio per la Macchia e si proseguirà per un lungo rettilineo costeggiando il Rio Farnedola, fino a giungere l’incrocio per la stazione dei treni di Pian di Setta (Grizzana).
Siamo arrivati anche questa volta. Accusiamo il ritardo del treno della mattina e rosichiamo perché’ siamo stati troppo veloci. “Noi troppo veloci?” Almeno per una volta siamo in anticipo, e ci tocca aspettare due orette al bar fra terribili decisioni “cioccolata calda con o senza panna?”