Di ritorno da Monte Vignola

Partiamo con un meteo poco amabile, infatti oggi siamo soltanto 13 persone. Il basso Appennino però ha qualcosa di affascinante con le nuvole a mezza quota. A metà mattinata le previsioni meteo tanto disprezzate mutano e sorge il sole, che ci accompagnerà per il resto della giornata. La sensazione è quella di camminare in un’ambiente quasi pluviale: una camminata in una foresta in Colombia, ci diciamo, ce la immaginiamo intrisa della stessa umidità tiepida che ci accompagna.

Meglio comunque il fresco del mattino perché la salita iniziale dopo mesi di zone rosse  si fa sentire e infatti perdiamo subito due componenti del gruppo. Dopo aver passato un po’ di tempo a cercarle mentre il gruppo aspetta sotto a una roverella solitaria sul crinale decidiamo di continuare, non siamo distanti da Marzabotto e il ritorno in stazione è facile per le nostre disperse. Ci auguriamo che abbiano deciso di ripiegare su una delle golose osterie del centro abitato.

Arrivati a un gruppetto di case (Caricatore), dove si sente nell’aria il profumo di una grigliata, un gruppo di apette realizza che siamo vicine al famoso Molino Mazzagatti, un castello incantato in cui diverse apette, senza conoscersi, hanno sognato di trasferirsi. Un abitante del luogo ci consiglia assolutamente la deviazione al Molino non prevista nel giro. Ci fidiamo del biondo abitante e scendiamo fino al rio del Piantone . Ne vale la pena, il posto è da fiaba, pure con cascatella. Reprimiamo i nostri istinti di rimanere a vivere là e andiamo avanti, abbiamo ancora tanta strada da fare!

Dopo quasi due orette arriviamo al posto designato per il pranzo: è un prato in vicinanza della cima di Monte Vignola da dove si vedono la serie di cucuzzoli che dalla pianura arrivano fin là (Monte Tramonto, Monte Bonsara…) e un ampio panorama sulla valle del Lavino e la nostra amata pianura Padana che quasi già ci mancava. Dopo un oretta di panini, frittata agli asparagi, penniche e proposte di colonne sonore musicali -bocciate- ci si rialza, gambe in spalla!

Scendiamo girando intorno al Monte Vignola. La temperatura è ottima, sole ma ancora niente caldo, il paesaggio verde con Monte Radicchio all’orizzonte. Di qua e di là nel bosco si vedono le ultime peonie, di un rosa acceso. Attraversiamo qualche borghetto dove ci laviamo la faccia, e scendiamo fino alla valle del Venola. Ora tocca risalire di nuovo fino alla chiesa di Malfolle. A metà strada guardiamo dall’altro lato della valle e vediamo tutta la strada che abbiamo fatto la mattina, compreso il nostro albero solitario.  Da proprio soddisfazione!

Una volta su a Malfolle le chiacchiere iniziano a versare su ristoranti tailandesi e giapponesi, segno che la fame inizia a comparire. Prima di arrivare alla stazione ci sarà qualche titubanza e alcune deviazioni perché il sentiero è invaso da piccoli cespugli, ma l’idea di un brindisi finale prima di prendere il treno ci fa scendere in velocità.

Arrivati alla stazione di Pioppe di Salvaro il tempo per il brindisi non c’è, ma ne avremo poi a posteriori perché il nostro treno rimarrà bloccato quasi un ‘ora due fermate dopo, permettendoci di improvvisare un aperitivo sui binari prima di prendere l’autobus sostitutivo, come nelle migliori gite delle medie!

Sempre più in alto
per una nuova umanità!

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