DeTerminalia, i giochi sulla neve che non c’è

Il racconto dell’iniziativa sul Terminillo nell’ambito della mobilitazione La Montagna non si arrende del 9 febbraio 2025. Con le foto di Ilaria Di Biagio.

Doveva essere la giornata di DeTerminalia, i giochi sulla neve dedicati alla divinità Terminus che dà il nome alla montagna*, i giochi del limite da mettere alle opere insostenibili nelle terre alte. Solo che, al sopralluogo una settimana prima dell’evento, sul Terminillo la neve non c’è, e le possibilità di rispettare il programma si assottigliano come le rare chiazze bianche dove si aggirano pochi turisti troppo imbacuccati. «Vuol dire che giocheremo meno e cammineremo di più» ci diciamo.

In fondo, il motivo per cui ci mobilitiamo contro il TSM2 è proprio la neve, o meglio la sua assenza. A fronte di un progetto faraonico che prevede nuove piste da sci, nuovi impianti di risalita, bacini per l’innevamento artificiale e futuristici collegamenti in tapis-roulant tra i versanti della montagna, la neve in Appennino Centrale è sempre meno. Sul Terminillo è diminuita addirittura del 65% negli ultimi 12 anni. L’inverno 2024 è stato un incubo per lo sci in Lazio e Abruzzo, con gli impianti che sono rimasti chiusi quasi ovunque per l’intera stagione a causa di mancanza di neve e temperature troppo calde per l’innevamento artificiale. Che lo sci non sia più un buon investimento da queste parti lo abbiamo capito in tante e tanti.

La montagna, però, riesce spesso a sorprenderti. A neanche 20 ore dall’evento Peter, che per sgranchirsi le gambe è arrivato sul Terminillo a piedi con un giorno di anticipo**, ci manda il video di… una nevicata! Un accumulo di pochi centimetri, ma sufficiente a scatenare il panico nella chat di APE Roma: ce le abbiamo le catene? E soprattutto, chi è capace a metterle?

©Ilaria Di Biagio
©Ilaria Di Biagio

I dubbi finiscono quando ci ritroviamo all’appuntamento alla malga con i compagni e le compagne di Balia dal Collare, Alpinismo Orizzontale, Mountain Wilderness Lazio, IvyRoots e tanti altri volti conosciuti proprio qui nelle varie iniziative contro il TSM. I programmi iniziali sono saltati ma ormai questa montagna la conosciamo abbastanza bene, in pochi minuti improvvisiamo un percorso e il nostro serpentone formato da più di settanta persone comincia a muovere i primi passi. La neve del giorno prima ha formato solo uno strato sottile, gli impianti da sci sono rimasti chiusi e fino al Rifugio Sebastiani praticamente ci siamo solo noi, il rumore dei passi attutito dalla neve e il nostro vociare allegro a far da sottofondo alla giornata.

Dal Sebastiani raggiungiamo la sella di Leonessa, ci affacciamo sulla Vallonina e quando siamo sotto le vie alpinistiche del versante nord troviamo qualche pendio buono per scivolare con lo slittino. La nostra attitudine caciarona contrasta un po’ con la severità dell’ambiente che abbiamo intorno: tra roccia, neve e nuvole grigie, ci sembra senza tempo e destinato a non cambiare mai.

©Ilaria Di Biagio
©Ilaria Di Biagio

Invece, proprio la Vallonina è uno dei luoghi più minacciati dal TSM. Qui si concentrano tanti interventi, incluso l’immancabile bacino di raccolta delle acque per l’innevamento artificiale. I compagni e le compagne di Balia dal Collare ci dicono che la vertenza contro il TSM2 è a un punto critico: dopo le buone notizie dell’ultima volta, quando il Commissario agli Usi Civici si era espresso contro il progetto, è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato che potrebbe segnare la fine della battaglia giudiziaria in modo favorevole al TSM2.

Sul piano politico, però, possiamo ancora dire la nostra. Possiamo continuare a sostenere la battaglia contro il TSM organizzando, in montagna come in città, occasioni di confronto e di informazione sul progetto, nonché sui temi dello sci e del turismo montano. Contro di noi abbiamo politici e amministratori che, dopo tanti proclami, dovranno infine assumersi in prima persona la responsabilità di scelte che ormai sempre più persone vedono come illogiche e anacronistiche, oggettivamente insostenibili sia dal punto di vista economico sia da quello ambientale. Dovranno approvare progetti, stanziare fondi, firmare atti, e dovranno farlo sapendo che stanno perdendo consenso a ogni inverno che passa senza neve, a ogni stagione sciistica che si chiude con pochi sciatori sulle piste e tanti giorni di impianti chiusi.

©Ilaria Di Biagio
©Ilaria Di Biagio

Dopo questa mobilitazione, sappiamo che con noi ci sono tante persone, associazioni, collettivi, appassionate/i di montagna che, dalle Alpi agli Appennini, hanno deciso che è ora di mettere un limite. Contrapponendo, al dio del profitto, il dio Terminus.

APE ROMA

*no, non è vero. Il Terminillo si chiama così perché era un confine dello Stato Pontificio ma ci piaceva l’idea dell’antica divinità e tutto l’immaginario di rituali e sacrifici che si porta dietro.

**questo invece è vero.

©Ilaria Di Biagio
©Ilaria Di Biagio

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