Chiedi a Google se dopo la curva spiana
Ecco il racconto della due giorni nel Parco naturale regionale del Beigua dello scorso 4 e 5 maggio 2024 curato a più mani dai partecipanti. Buona lettura!
Che fosse una gita particolare, lo si percepisce già dal venerdì sera con la telefonata di Walter, organizzatore della due giorni, “siamo pochi se per caso non vuoi venire….”
Non venire?? Macché!! La voglia è salita ancora di più! E come preannunciava la telefonata del giorno prima, a Rogoredo alle 7.00 del mattino siamo solo in 5.
Saliamo su uno di quei treni detti “del mare”, non si ferma a Genova, ma fa risparmiare almeno 30 minuti di viaggio, è un po’ sgarrupato ma ci fa ringiovanire, viste le carrozze dagli anni ‘80-’90; e in poco più di 2 ore si arriva a Varazze.
Varazze la si gira in poco tempo, comprando focaccia o farinata, avvolte nella carta speciale per contenere l’abbondanza d’olio su cui i liguri stranamente non risparmiano.
La salita iniziale mette a dura prova le gambe, per lo sforzo di salire più di 350 baselli in cemento (gradini, contati dalla buona Fulvia, uno per uno, sulla strada del ritorno), arrivati alla fine della gradinata, imbocchiamo per un piccolo tratto una Creuza, il vicolo tipico ligure che riporta alla memoria le canzoni di Fabrizio De Andrè. Poi sempre camminando su stradine ripide, arriviamo fino alla cappella del Beato Jacopo da Varazze per un appuntamento non pianificato con la comitiva milanese di Trekking Italia, scambio dei gagliardetti e ogni gruppo per il suo percorso.
Da qui inizia un sentiero davvero mozzafiato, il panorama ci mostra montagne dritte davanti a noi e mare alle nostre spalle, è praticamente impossibile non continuare a girarsi per ammirare questa commistione di paesaggi, fermarsi e annusare l’aria, che mischia l’odore salino e quello del bosco in un centrifugato al sapore di natura. Per tutta la camminata non incontriamo nessuno e ci godiamo silenzio e tranquillità; siamo pochi e questo ci porta a chiacchierare tra di noi, conoscersi e scoprirsi e tutto diventa da subito molto intimo.
Ha piovuto fino al giorno prima, ma ora il sole splende e scalda molto, e quindi dalla terra salgono odori floreali particolarmente intensi, che ci stuzzicano la voglia di sapere di che fiori si tratti. Da qui inauguriamo una pratica che ci accompagnerà per tutta la due giorni e che diventa quasi un mantra “chiedi a Google”. Grazie alla tecnologia e alle App praticamente iniziamo a scansionare ogni fiore, pianta, albero che ci sembra interessante, per conoscerne il nome e le caratteristiche. Scopriamo la Daphne Odorosa che, come l’appellativo preannuncia, ha un profumo intensissimo e la Viola del Bertolonii che colora questa montagna, e poi fotografiamo e scansioniamo salici, faggi e svariate orchidee. Insomma, da una cosa iniziata quasi per gioco, forse anche solo per un fugace momento, perché, come sempre, la memoria diventa labile quando le informazioni sono troppe, ci improvvisiamo “botanici self-made” del Monte BEIGUA: non c’è flora colorata o con forme interessanti che non sia passata dalla scansione dei nostri telefoni. Ovviamente le app non sono perfette, quindi, Gaia e Adelchi, aggiungono a tutte le nostre scoperte una componente di libera interpretazione e fantasia.
Una volta giunti in cima al monte Beigua, non ci tratteniamo molto, complici il vento freddo e queste innumerevoli antenne e ripetitori che rovinano un po’ il paesaggio; ci dirigiamo verso il rifugio Pratorotondo che ci ospiterà per la notte. Una volta sistemate le nostre cose, decidiamo di addentrarci nel parco naturale – Beigua Geopark, fino in cima al monte Rama. Arrivati in vetta tra le nuvole e la nebbia, tanto da sembrare un paesaggio dello “Sturm und Drang” tedesco, il vento ci regala una “spazzata” che ci permette di ammirare da Savona a Genova tutta la costa. Torniamo verso il rifugio e anche qui il mantra “chiedi a Google” ormai ci accompagna come fosse il sesto componente del gruppo, siamo arrivati a scansionare pure le pietre, che effettivamente, avevano un colore blu acceso molto interessante.
La serata prosegue tranquilla, con un’ottima cena accompagnata dalle note di un violino suonato dal cuoco del rifugio e qualche gioco da tavola, che mettono alla prova i nostri riflessi.
La mattina dopo il risveglio è abbastanza traumatico, un muro di nebbia non ci fa vedere oltre una decina di metri; Walter ci aveva avvertito il giorno prima, ma nessuno di noi gli aveva creduto troppo, e una pioggerellina fitta che ci obbliga ad indossare k-way e copri zaino ci accompagnerà per buona parte della camminata. Il sentiero di discesa nonostante il tempo non proprio clemente è abbastanza suggestivo, ci sono numerosi corsi d’acqua da attraversare e con questa pioggia ricorda a qualcuno di noi le foreste del sud-est asiatico.
Arrivati a Varazze inizia un tour gastronomico tra focaccerie, pasticcerie e gelaterie, siamo più o meno riusciti ad assaggiare tutti i prodotti tipici del luogo. Dopo esserci rifocillati a dovere ci dirigiamo in stazione per il nostro treno di ritorno.
E invece…. SCIOPERO!
1 il nostro treno, insieme ad una lunga serie di altri, è cancellato
CHE FARE?
2 decidere se aspettare il prossimo treno senza garanzie di non annullamento o procedere a tappe prendendo quel che c’è, avvicinandosi a Milano
“CHIEDI A GOOGLE”
3 situazione affidata ai più scaltri nel maneggiare APP di trenitalia e trenord per scoprire se e quali tappe possono portarci a Milano — si decide per “direzione Genova”
4 il primo treno utile per Genova annullato, ma prendiamo il successivo
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5 alla stazione di Genova, appena arrivati, tentativo fallito per IC diretto a Milano: il binario di partenza del treno è diverso da quello della App. forse era un treno fantasma, mai trovato né su quel binario né su nessun altro
6 attesa altro treno verso Milano, cancellato
7 poi per tenerci in allenamento, che nella vita non si sa mai, facciamo un altro paio di corsette tra i binari alla ricerca di treni per Milano inesistenti
CORRI DI QUA E CORRI DI LÀ… alla fine
8 decidiamo per un treno direzione Rimini, ma la domanda che ci lacera è: ci fermiamo a Tortona o Voghera per la coincidenza? Gli accadimenti di questo intenso ritorno non ci permetteranno mai veramente di decidere quale delle due tappe fosse la migliore perchè:
9 alla stazione di Arquata Scrivia il treno che fino a quel momento era sempre stato in anticipo si ferma, 5 10 15 20 minuti, immobile per un’eternità. Soccorso, sì soccorso, per ferito che si è infilato sul treno, invece di stramazzare in stazione e chiamare un’ambulanza (commento da haters)
10 CORRI!!! si vocifera che sul binario 1 passi un treno IC per Milano, PRENDI LO ZAINO, SCENDI LE SCALE SALI SCALE, CORRIIII
11 FAKE NEWS!!! Un treno c’era ma chissà dove andasse sicuro non nella nostra direzione, si ritorna in fretta sul nostro treno.
MA POI
12 Ma poi… ma io, ma lei, ma noi… compare alla nostra dx sul tabellone IL TRENO direzione Milano e quindi ZAINO, SCENDI, CORRI, SCALE E SU SUL TRENO DEI DESIDERI… che per inciso se fossimo rimasti ad aspettare a Varazze un paio d’ore era solo il “treno del mare” successivo al nostro.
Da buoni Apeini, un ritorno che poteva essere catastrofico è diventato memorabile, perché in fondo uno sciopero dei lavoratori va sempre supportato, anche quando colpisce te, dopo due giorni di montagna, quasi 20 km sulle spalla e la stanchezza di voler tornare a casa.
Racconto a più mani… Cora, Gaia, Adelchi, Fulvia e Walter