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Che avventura in Predarossa!
Partiti da Milano ci sono volute due ore per arrivare al parcheggio che si trova all’inizio della Piana di Predarossa, in Val Masino. Lì abbiamo aspettato che arrivassero tutti.
Appena tutti sono arrivati i genitori si sono diretti verso il rifugio Ponti mentre noi bambini siamo rimasti al parcheggio con Elena per fare conoscenza con la scrittrice Irene Penazzi, autrice del libro “Su e giù per le montagne”. Abbiamo guardato un po’ il libro e poi siamo partiti verso la piana di Predarossa. In un quarto d’ora eravamo già lì, abbiamo anche visto, durante il tragitto dei resti di falò spenti e delle incisioni scritte su delle rocce.
Allora ci siamo accampati sopra un rilievo dove c’era un albero solitario.
Dopo un ottimo pranzetto seduti sull’erba, Elena ha distribuito dei fogli sui quali erano rappresentati degli oggetti che si possono trovare in tutti i boschi, quindi abbiamo formato tante piccole squadre, ognuna con un foglio e un sacchettino da riempre con gli oggettio da scovare. Avevamo mezz’ora per trovare più oggetti possibili.Ci siamo divertiti molto a cercare, salivamo sui massi, camminavamo fuori dal sentiero e raccoglievamo oggetti.
Scaduta la mezz’ora siamo tornati al punto d’incontro (cioè l’albero solitario), avevamo raccolto tanti oggetti, li abbiamo messi sui teli e Elena e Irene hanno distribuito a tutti un libro (su e giù tra le montagne), insieme abbiamo cercato tra le pagine del libro gli oggetti che avevamo collezionato. Dopo averli trovati tutti ognuno di noi ha ricevuto un foglio sul quale disegnare una mappa della piana, hanno distribuito le matite e noi abbiamo cominciato. Finito il disegno, abbiamo voltato il foglio dall’altro lato per disegnare tutti gli oggetti che avevamo trovato. Alla fine ogni bambino aveva il suo foglio e insieme lo abbiamo piegato fino a farlo diventare un libretto. Elena a quel punto ci ha raccontato una storia che faceva così:
“Molto tempo fa in questa piana viveva Masone, un GIGANTE davvero davvero GRANDE. In quel tempo la piana era ricoperta di neve, perchè Masone era un gigante di Ghiaccio. Il suo letto era la conca nella piana e con il suo corpo disteso la copriva tutta dormendo. Masone, il grande gigante di ghiaccio, viveva felice e indisturbato nelle alture della Val Masino. La sua vita trascorreva tranquilla, con i suoi enormi scarponi ghiacciati passeggiava sulle vette più alte e quando si sdraiava a dormire il suo morbido, enorme, cappotto gli faceva da comodo materasso e da coperta insieme. Con il passare degli anni, però, i paesi e le città della pianura si fecero più vicini ai territori di Masone e tra chi accende un fuoco, chi scalda la stufa, chi alza il riscaldamento a pannelli, chi griglia in giardino, chi costruisce fabbriche con alte ciminiere, chi cucina pentoloni di minestre bollenti, chi schiaccia i pedali delle macchine, chi fa i suffimigi per il raffreddore….in poco tempo una nuvola di denso fumo cominciò ad avvolgere in un caldo umidiccio anche il gigante Masone che, prima di allora, mai aveva provato la sensazione del calore.
Dove c’è fumo c’è anche un drago: dalle fiamme e dai fumi della pianura nacque, infatti, un immenso drago rosso fuoco dal nome tremendo. “Bisbino”, lo chiamavano.
Bisbino sorvolò tutti i rilievi, i laghi e le vallate per trovare il luogo giusto in cui fare il suo nido. Un solo posto ritenne adatto: il grande avvallamento della piana, il letto del Gigante Masone. Più il drago si avvicinava con i suoi fumi, con le sue spire, più il Gigante si sentiva soffocare, scottare. Spaventato il grande Masone cominciò ad ansimare e a sudare, a stronfiare e a boccheggiare. Con un gesto scomposto si strappò di dosso il cappotto, facendone saltare tutti i bottoni che, rotolando, si sparsero per tutta la piana. Il gigante di ghiaccio terrorizzato da quella nuova sensazione corse a rifugiarsi sulla cima del monte Disgrazia, dove si trova ancora oggi, triste per aver perso il suo morbido cappotto e costretto a vivere lassù in alto, tra i corvi e le rocce, sorvegliando la piana e il suo vecchio, amato letto. Le sue lacrime hanno formato un fiume che corre tra balze e prati, scende a valle e forma un grande aquitrino paludoso, proprio dove il drago Bisbino avrebbe voluto costruire il suo nido.
Ma come tutti sanno i giganti nascono sempre in coppia, così Masone ebbe la sua vendetta. Uno stormo di corvi gracchiarono all’orecchio di tutti i giganti di montagna la storia del loro sfortunato parente, raggiungendo anche quello di Masetto, suo fratello gemello. Infuriato Masetto corse nella piana, rimboccandosi le maniche, tremante di rabbia, uralndo a gran voce “Bisbino! Dove sei? Dannato sputafuoco, fatti vedere! Ti troverò e allora…farò di te la mia Preda Rossa!!”. Scovato il drago lo afferrò per il collo con entrambe le mani e lo sbatacchiò per bene, poi lo prese per la coda e lo fece vorticare e vorticare fino a spedirlo dritto in cielo. Il drago Bisbino, completamente rintronato, ricadde con un tonfo, sprofondò nell’acquitrino e da allora nessuno lo vide più. Si dice che si sia scavato una tana sotterranea e sia ancora lì, a fumare di rabbia. Forse è proprio per questo che spesso la piana e i paesi poco più sotto vengono ingoiati da una fittissima nebbia…”
Poi Elena e Irene ci hanno fatto vedere una mappa enorme con su disegnata tutta la piana, vicino a un albero c’era una x. Lì si trovava il tesoro! Tutti abbiamo corso come matti per cercare il punto esatto, alla fine siamo saliti su un grande masso e lì abbiamo trovato il sacchetto a schacchi con dentro i bottoni magici del cappotto di Masone. C’era un bottone per ogni bambino, i bottoni però si erano trasformati in castagne! Nel frattempo erano arrivati i genitori, quindi dopo aver preso ognuno un bottone/castagna ci siamo avviati verso il parcheggio; è stata una gita emozionante e allegra e io mi sono divertita un sacco.”
Carlotta, 10 anni, per Ape Milano