Ape Pigra al monte Megna, racconto a quattro mani

Immagina di perderti ancora prima di arrivare, di ritrovare la strada e di raggiungere l’obiettivo, vedendo sbucare dietro una salita dei magnifici prati verdi come fiumi di the. Da lì l’appello, manca ancora qualcuno, poi si parte. Un sole bellissimo ci spinge delicato verso le porte del bosco. Alberi forti ci abbracciano e rinfrescano, l’ombra taglia la luce e ci macchia di buio profondo alternato alla luminosità calda del sole. Così maculati di grigio e ocra, iniziamo la salita. Chi a piccoli passi, chi abbracciato sulle spalle degli adulti. Leviamoci le felpe, l’ombra rinfresca le guance arrossate.

Il bosco è incantato Qualche salita interrompe le chiacchiere, ma poi riprendono, guarda che funghi! E questa foglia? Tu abiti vicino a Scamamù, che bello! Non conosco quella zona della città, ci si sta bene? Si, è quello il Nido che abbiamo visto. Ma questo albero perché è caduto? È quello perché cresce storto? E questo è un seme o un uovo?
Prima piana, prima pausa. Le foglie sono morbidissime e gli alberi fitti. Ancora salita, ancora chiacchiere, dai che siamo quasi arrivati! Seconda piana, fuori i teli, si pranza. I bambini si organizzano nei primi giochi. Giochi in natura, giochi tra le piante. Giochi tra solo bambinə. È così bello coricarsi al sole respirando l’aria fresca. Il vociare culla, ognuno sul suo telo, ma tutti insieme.

Mentre attraversiamo il bosco, alberi sdraiati su altri ci accolgono nel loro mondo, i funghi ci sbirciano. lo sguardo passa dalla terra dove spuntano fiori bianchi e blu alternati a radici che ci fanno da gradini. Ancora più su e gli occhi sono illuminati dai raggi che filtrano tra le chiome ancora spoglie. Pioppi e poi betulle e ancora faggi.. tra quanto siamo arrivati? E il prato per il correre?
Su su prodi apine che oggi si scarpina! Costruiremo una capanna e poi dove troveremo l’acqua costruiremo una barca che ci riporterà a casa!
Ai prati ci si arriva, ma il giallo degli steli non ha ancora lasciato spazio ai fili d’erba verde e nuova di primavera. Occhio là, sembrano… Ma no, sono! Uova di drago!

Chi vuole vedere la vetta? Dai che manca poco, solo qualche saliscendi, il grosso è fatto. Attraversiamo un noccioleto, ma di nocciole han già fatto razzia gli animali del bosco. Gli amenti dei noccioli cosa ci sembrano?
Inseguiamo la salita come riuniti da un leggero filo invisibile, ancora pochi passi e i prati si fanno più lunghi e assolati. Ecco la vetta, ecco che arriva la croce bianca a squarciare l’azzurro del cielo. Un bombo annoiato capisce che oggi sui fiori ci sono bambini che giocano, ci guarda con rimprovero e scende più giù.
Le montagne lontane ci avvolgono nel loro mistero.


Mentre ci riposiamo coricati sul manto erboso che riprende già la discesa, il fantastico ci copre come una coperta sottile. Il mondo addosso a noi è luminoso, e un velo lo filtra trasformandolo nell’ immaginario. È dura prenderlo tra le mani e squarciarlo. Ma è ora di ripartire, di riaccedere al bosco, ricercare l’ombra e il resto del gruppo.
Riscendendo il fresco riaccende la voglia di correre e giocare, e la discesa è veloce, piena di racconti che strabordano dalla fantasia di Elena. Il pane magico energetico è distribuito a tutte le piccole mani del gruppo, le domande tantissime, le vocine si susseguono, sovrappongono, la natura le ascolta.
Ecco ritornati al punto di partenza. La giornata ancora così piena di sole e voglia di stare insieme. Domani è lunedì, tocca riscendere. E già si fantastica sulla prossima gita, che magari, chissà, sarà pure di notte con le torce accese e un piccolo fuoco a tenerci compagnia.

Elisabetta e Giorgio

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