Locatelli Black Lives Metters

Alpinismo e colonialismo. Ovvero cosa c’entra Antonio Locatelli con il Black Lives Matter.

Lo scorso fine settimana il movimento Black Lives Matter ha riempito le piazze in giro per il  mondo, in Italia e anche nella nostra città. Ne siamo davvero felici, centinaia di giovani hanno solidarizzato con quanti negli USA stanno levando la voce contro il razzismo e gli abusi di polizia in particolare contro gli appartenenti alla comunità nera.

Abbiamo visto mobilitarsi tanti giovani immigrati e seconde generazioni che per primi subiscono il razzismo nel nostro paese e ai quali non abbiamo nulla da insegnare.

Ci vogliamo rivolgere piuttosto a noi stessi e a tutti quelli che stanno esprimendo il proprio sdegno per l’omicidio di George Floyd riempiendo i social network di post solidali. Una solidarietà zoppa se non cominciamo a fare i conti con la nostra intolleranza e con la nostra storia di razzismo. I rimasugli di quello che è stato il colonialismo italiano fanno ancora parte della mentalità nostrana quando si parla dell’altro. La grande bugia degli “italiani brava gente” è il mantra che ha viziato il dibattito e il giudizio storico sull’operato del nostro paese nella prima metà del ‘900 rimuovendone completamente i crimini. Non ci vogliamo dilungare oltre modo su questo, altri più bravi di noi ne hanno scritto (per semplicità di ricerca vi rimandiamo ai molti articoli apparsi sul blog dei Wu Ming e la miriade di riferimenti storiografici proposti). Nel nostro paese ci sono città  con una via o una piazza intitolate a qualche triste episodio delle guerre coloniali oppure ci sono cittadinanze onorarie o enti che portano il nome di criminali fascisti. 

La tradizione e la cultura antifascista da cui nasce APE è ben nota e mai si è percepita come semplice gruppo escursionistico. Aggregazione, cultura e promozione di certi valori sono la colonna vertebrale del nostro collettivo. In quanto amanti della montagna e facenti parte di una comunità di appassionati fatta di decine di gruppi nella nostra provincia non possiamo che rammaricarci al pensiero che la Sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano continui nel 2020 a portare il nome di Antonio Locatelli. 

Locatelli, pilota dell’areonautica militare, si distinse nella guerra d’Etiopia per le sue azioni di bombardamento con l’iprite sui villaggi abissini, uccidendo centinaia di civili, configurando veri e propri crimini di guerra. Per altro sono note le sue lettere scritte alla madre in cui si mostra felice di aver partecipato all’impresa.

Nel 1937, a seguito della morte di Locatelli avvenuta dopo l’abbattimento del suo aereo, la sezione CAI di Bergamo ne prenderà il nome. In quegli anni l’operazione del fascismo fu quella di costruire un’identità nazionale che unisse i sacri confini definiti dalla vittoria nella grande guerra e le imprese coloniali. Accomunare il coraggio degli alpinisti sule montagne di casa con l’eroismo dei soldati per dare all’ItaIia un impero. Un tripudio di retorica in cui l’altro (abissino, libico, slavo) che stava fuori era da schiacciare, anche su questo rimandiamo a scritture più autorevoli. 

In queste giornate in cui il mondo è stretto tra la pandemia e gli eventi nelle strade americane, non possiamo che chiederci perchè non possiamo cominciare a cambiare le cose partendo da noi. Vogliamo chiedere al CAi di Bergamo, se ci vorrà rispondere, come mai dopo tanti anni porta ancora questo vergognoso nome?

apebg, blcaklivesmatter, colonialismo

Sempre più in alto
per una nuova umanità!

Sito autoprodotto con CMS WP e tema Yootheme - Privacy policy