Anche in Val Seriana La Montagna Non Si Arrende

Il racconto della camminata in difesa delle terre alte a Valbondione

Stamattina, alle 8 pioveva. Pioveva in città e pioveva in valle. All’appuntamento fissato non siamo poi così pochi. Sorrisi assonnati, gusci e mantelle già indosso. In realtà sembra che nonostante il tempo, abbiamo una gran voglia di farla questa passeggiata. Forse ne abbiamo bisogno visto quello che è successo negli ultimi giorni: gli articoli sui giornali, l’attenzione mediatica, le telefonate dei giornalisti e i social impazziti. Ma soprattutto l’enorme mole di commenti che sono arrivati, la shitstorm capitanata da certi soggetti che forse iniziano a rendersi conto della realtà della situazione: credevano che nessuno si sarebbe opposto, che tutto sarebbe passato in sordina, ma forse non è così. 

Quindi alle 8 siamo al puntello, ci si organizza con le macchine e si parte. Tappa fissa al solito bar a Ponte Nossa, che tanto con sto tempo non sarà imballato, e poi verso l’alta val Seriana, verso i boschi di Maslana e Valbona, tra Valbondione e Lizzola. Una volta arrivati la pioggia non smette, anzi si intensifica, però forse è quello che ci vuole per lavarci via dalla testa bugie e insulti scritti nelle ultime ore. Infatti, poco dopo la partenza e appena dentro il primo bosco, la bellezza della montagna prende il sopravvento e ci rendiamo conto di essere in molti più di quelli che pensavamo, a salire con passo svelto e leggero. Con noi ci sono le amiche e gli amici di terreAlt(r)e, che sanno più di tutti cosa significa scontrarsi con l’ignoranza e la meschinità di chi vuol far credere che l’unica soluzione per le nostre valli sia replicare un modello di sviluppo che non ha mai funzionato, che non ha mai portato vero benessere se non per i pochi interessati, e dall’altra parte ha impoverito gli ecosistemi naturali e umani, lasciandosi dietro macerie e impianti abbandonati.

Con questi nuovi compagni di camminata continua la nostra passeggiata di denuncia, che diventa magica quando raggiungiamo la quota in cui la pioggia tramuta in neve. Lo spettacolo è affascinante come solo i boschi sotto una nevicata possono essere. Poco dopo la deviazione per Lizzola, incontriamo in un breve canalone una vecchia slavina appena ricoperta da un nuovo piccolo smottamento. Dopo un veloce consulto decidiamo che con la montagna non si scherza e torniamo sui nostri passi, diretti verso Maslana. Superato il ponte innevato ci fermiamo per un momento di confronto sotto la neve. Un momento per guardarci negli occhi e fare il punto della situazione, in modo che ognun* sia informato e consapevole, nella cornice mozzafiato del bosco innevato e con il Pinnacolo di Maslana che fa capolino dalla foschia bianca. Riprendiamo il passo e ci portiamo dentro le contrade, tra casette in pietra, muretti a secco e stambecchi guardiani. Fino a giungere al Rifugio Goi del Cà, dove ci attende una stufa accesa, un tagliere e un bicchiere di rosso della casa. Eccola l’altra parte della montagna che amiamo, quella composta dalle persone che la vivono e da sempre la animano. Ci rifocilliamo, ci asciughiamo e iniziamo le chiacchere e il confronto. Nascono nuove amicizie, proprio come forse sono sempre nate in pomeriggi piovosi e umidi, dove un tetto, una panca e una stufa sono infrastrutture bastevoli per godersi la montagna. Non siamo gli unici che la pensano così, per altri sentieri e su altre montagne oggi eravamo in tantissimi. Aumenta sempre di più la consapevolezza delle persone e il rifiuto di un certo modello di sviluppo, miope e nocivo. 

Dopo veloce discesa, ritorniamo alle macchine, bagnati fradici ma contenti e felici. Le parole cattive se ne sono andate, se l’è portate la pioggia e la neve di questa bellissima domenica in montagna.

Sempre più in alto
per una nuova umanità!

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