Ama il fango, Odia il razzismo

Dopo il primo percorso peri-urbano a nord-ovest, questo secondo giro lambisce il confine a sud, dove i dolci colli cullano la città.

Il meteo

E’ da inizio settimana che il meteo butta male e giovedì con le prime certezze incomincia il valzer dell’ape. C’è chi esce e chi entra, ma alla fine all’incirca rimaniamo in 30. Forse qualcuno in meno, ho perso il conto, in ogni caso un numero ottimale.

Il ritrovo è alle 9.00 davanti all’edicola di Villa Ghigi, dopo i primi saluti e i caffè inizia una pioggerellina fine decisamente fastidiosa.

Il meteo dava rovesci importanti alle 12 e un po’ prima e un po’ dopo pioggerelline, confidiamo come sempre nel fallimento delle previsioni, sperando che quella che ci sta bagnando sia la prima e l’ultima della giornata.

Non sarà così.

Il presagio

Attraversiamo i prati di Villa Ghigi, costeggiamo il vigneto per imboccare il sentiero che ci porterà all’Eremo di Ronzano e prepotente il primo fango ci presenta il conto.

Sarà solo il primo dolce assaggio di quello che ci aspetterà. Qualcuno, come un uccello del mal-augurio, mette già in allerta il gruppo: “Questo e’ niente..sarà sempre peggio!”.

Una nebbiolina umida si alza dalla città di Bologna, solo San Luca sbuca dalle nuvole basse e per un momento possiamo pensare di non trovarci a pochi km dal centro urbano.

Arriviamo all’altezza di San Michele di Gaibola e appena prima della chiesa, scendiamo verso il sentiero CAI 906 che ci porterà lungo il percorso del torrente Ravone.

Chi l’ha visto?

Una parte del gruppo, che già conosce il percorso, si emoziona all’idea di passare per lo storico pollaio che viene lambito dal sentiero. Pennuti bizzarri di solito lo abitano ma oggi è stranamente vuoto. Veniamo a sapere di un recente banchetto di volpi nel pollaio, solo un paio di galline si sono salvate.

Delle fitte ci prendono lo stomaco.. Alcune di noi avevano pure dato il nome a quel gallo bianco che pareva uno yeti, sapere che non c’è più “placido domingo” è un duro colpo da superare.

Sbuca improvvisamente il sole mentre ci troviamo nella zona gessosa del percorso, facendo brillare le pietre del gesso. Si tratta di un piccolo tratto che nasconde anche alcune grotte, appena prima di scendere nella valle del torrente Ravone, molto chiusa e umida.

Il fango

Per due ore nuotiamo nel fango.. ciak ciak.. lungo il torrente.. ciak ciak.. facendo un passo in avanti e quattro indietro.. ciak ciak.. “sciando”.. ciak ciak.. scivolando.. ciak ciak.. cadendo.. ciak ciak.. rotolando.. ciak ciak..

Sarà una camminata decisamente più faticosa del previsto per tutto il gruppo, ma cosa c’è di più gioioso e liberatorio di una sgrufolata nel fango?!

..ciak ciak..

La pioggia ritorna insistente nell’ultimo tratto del sentiero CAI 906, appena prima dell’arrivo a parco Cavaioni ma per il pranzo riusciamo a trovare riparo sotto ad una baracchina.

Dopo una mezz’oretta ripartiamo, salutando alcune ragazze del gruppo che tornano autonomamente in città, ci incamminiamo lungo la strada che dal parco scende a Bologna, recuperando il sentiero cai 920 direzione monte Paderno, all’altezza dei calanchi di Gaibola.

Il sole è tornato ma a questo punto il fango rimane.. ciak ciak..

Hasta siempre comandante!

A monte Paderno il sentiero si biforca e all’incrocio tra Gaibola e Roncrio, il gruppo si separa, alcuni più affaticati dalla lotta estrema nel fango, accorceranno il percorso, riuscendo però a passare sopra a quel famoso pollaio dell’andata e scoprendo che Placido Domingo e la sua compare bianca e nera sono ancora vivi e lottano con noi.

Chi continua verso Monte Donato viene rassicurato: “La parte più fangosa l’abbiamo superata!”. Scopriremo insieme che non è vero e a turno, nemmeno fosse una partita a briscola, cadiamo battendo il sedere a terra.

Usciti dal M.Paderno, poco dopo le prime abitazioni della località Roncrio, scendiamo per un sentiero senza nome tra 2 campi al termine del quale, ci attende l’ultima salita della giornata fino a Forte Bandiera.

Da M.Donato si dovrebbe vedere Bologna, in particolare il quartiere Mazzini, ma anche questo panorama non ci tiene a farsi ammirare.

Presto che è tardi

Da qui in poi è una lunga discesa fino all’edicola della partenza, sappiamo che chi aveva tagliato era già al bar da Ciccio a bere una birra. Guardiamo l’orologio sono le 16.30, alle 18 chiuderà. Senza volerlo tutti acceleriamo il passo.

Alle 17.00 vediamo la nostra meta. Questa volta siamo noi a piovere dall’alto e ad invadere col fido fango ogni cosa.

Bar Ciccio, fango, Monte Donato, Parco Cavaioni, Via Gaibola, Villa Ghigi

Sempre più in alto
per una nuova umanità!

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